Cosa succederebbe se, non solo i sindaci, ma tutti i tesserati del PD restituissero la tessera di partito  per protestare contro Chiamparino che non ha tenuto fede all’impegno preso in campagna elettorale di tutelare l’ospedale di Tortona?

Canegallo e Bardone

Canegallo e Bardone

Risposta facile: avremmo le attenzioni di stampa e Tv nazionali perché in 40 comuni non ci sarebbe più nessun membro del primo partito italiano che verrebbe completamente azzerato. Non ci sarebbero più sezioni e nessuno che, a livello locale, si occuperebbe del partito.

In uno scenario del genere è facile prevedere l’arrivo a Tortona di alcuni inviati delle maggiori e più seguite trasmissioni televisive e a quel punto, avute le attenzioni dei media, e presumibilmente anche del segretario nazionale del PD, Matteo Renzi, Tortona dovrà avere pronto un documento tecnico, dove, dati alla mano, spiega perché togliere il Dea e la Rianimazione dell’ospedale non significa un risparmio, ma un danno per la sanità Piemontese.

I tortonesi, infatti, come avvenuto per la chiusura del Punto nascite, andrebbero a Voghera, con un costo del 25% in più per la sanita regionale, già allo sbando.

Il documento dovrebbe far rilevare che avere solo la Rianimazione di Novi Ligure costituirebbe un rischio, visto che il 13 ottobre scorso il pianterreno dell’ospedale di quella città si è allagato mentre  l’ospedale le di Tortona è struttura molto più solida, completa e non corre certi pericoli.

Le proposte non arrivano da Oggi Cronaca, ma sono il sunto di un incontro pubblico avvenuto una decina di giorni fa in Comune.

La proposta di restituire le tessere di partito, arriva proprio da un sindaco di sinistra: Alessandro Canegallo, primo cittadino di Spineto Scrivia, che la ribadisce: “E’ l’unica soluzione possibile per cercare di far cambiare  idea ai politici ma si poteva fare prima. E’ ora che la politica tortonese si svegli e capisca che solo attraverso un’azione forte, che richiami le attenzioni  a livello nazionale e dimostri che la presenza di un ospedale di prossimità come quello di Tortona evita l’emorragia di pazienti in Lombardia con aggravio di costi per la sanità. Solo così, forse, si potrebbe fermare questo disegno politico che prevede il drastico ridimensioamento dell’ospedale di Tortona.”

“E’ impensabile – aggiunge Canegallo – che 4 amministratori dello stesso partito, Chiamparino, Saitta, Muliere e Bardone non trovino un accordo per salvare l’ospedale di Tortona. Per quanto mi riguarda sono pronto a fare qualsiasi cosa pur di  salvare l’ospedale.”

La soluzione proposta da Canegallo sembra l’ultimo atto estremo da mettere in campo per evitare la chiusura della Rianimazione oggi,  in futuro, probabilmente di tutto l’ospedale, cosi come avvenuto a Valenza.

Poi si possono fare altre mille iniziative: comitati, manifestazioni, lettere, raccolte firme e chi più ne ha ne metta, ma senza un’azione politica “forte” come quella prospettata, sarà tutto inutile.

 13 novembre 2014