Il 6 novembre 2014 ricorre il ventennale dell’alluvione che ha colpito Alessandria, una triste pagina della storia cittadina.
Proprio in queste ore la nostra provincia assume la ribalta nazionale dell’informazione a causa dell’emergenza maltempo e del rischio esondazioni, verificatesi anche nell’ultimo mese su tutto il territorio, con danneggiamenti più o meno gravi.
E’ opportuno quindi fare una riflessione sullo stato di sicurezza dei corsi d’acqua e delle misure di tutela nell’Alessandrino, e sul modo in cui i vari provvedimenti siano cambiati dal 1994.
In agricoltura, le alluvioni comportano danni rilevanti: raccolti persi e mancato reddito, terreni compromessi per le semine future, strutture danneggiate, bestiame da evacuare e da sistemare altrove, frane e smottamenti, oltre all’indotto necessario per il settore primario quale, uno su tutti, i collegamenti stradali. Gli eventi recenti hanno infatti reso problematico lo scorrimento viabile e molti imprenditori agricoli hanno subito il contraccolpo per i loro affari, soprattutto per chi deve avvalersi delle strade (comunali e provinciali) per la propria attività, in particolar modo per agriturismi, cantine e aziende con vendita diretta.
Ma cosa è stato fatto dall’alluvione del 1994? Quell’evento catastrofico per la sua portata, che ha coinvolto tutti i centri zona, ha obbligato le amministrazioni locali a provvedimenti di messa in sicurezza e alla costruzione di nuovi argini per il Tanaro, il fiume principale. Ma emerge con evidenza, anche in queste ore, che a causare seri problemi sono anche i piccoli torrenti e i rii minori che, a vederli in condizioni di ordinarietà, paiono quasi in secca ma si rivelano spesso fuori controllo e incapaci di sopportare la portata improvvisa di acqua che arriva dalle colline.
“Le precipitazioni meteo, anche abbondanti, sono un fatto normale ma devono fare riflettere sul ruolo dell’agricoltura – commenta Gian Piero Ameglio, presidente provinciale CIA AL -. Tutte le esondazioni più significative si sono sempre verificate nei primi giorni di novembre, come dimostrano i numerosi casi in tutta Italia. Le funzioni del nostro settore sono anche il presidio e il governo del territorio, che devono avvenire in modo programmato dagli organi centrali dello Stato. Dobbiamo imparare a convivere con le esondazioni e, soprattutto, imparare a gestirle”.
“Dopo l’alluvione del ’94 lo Stato aveva stanziato importanti risorse per la ripresa – spiega Carlo Ricagni, direttore provinciale CIA AL -; oggi quelle risorse non ci sono più e il Governo definisce lo stato di calamità senza il denaro necessario per gli interventi di ripristino. La situazione, anche dal punto di sicurezza agricola, è peggiorata. Bisogna pensare a come poter mettere in sicurezza, nonostante tutto, le nostre aree, più o meno grandi”.
Recentemente, la Camera di Commercio di Alessandria ha organizzato un incontro con tutte le associazioni di categoria per formulare un appello al sistema creditizio, perché i vari Istituti possano attivare procedure di microcredito per il ripristino urgente delle attività seriamente danneggiate dalle esondazioni.
Ufficio stampa Cia (Confederazione Italiana Agricoltori)
6 novembre 2014