tra le varie motivazioni “saponose”, con le quali veniva giustificata la chiusura del Punto Nascite di Tortona, una su tutte era quella che puntava il dito verso i costi dovuti alla mobilità passiva, per le donne che sceglievano di andare a partorire nella vicina Voghera. In realtà, già nei mesi scorsi avevo scovato documenti a testimonianza che i bimbi tortonesi nati fuori Regione erano rimasti pressoché costanti negli ultimi anni (il 24% dei parti, sia nel 2011 che nel 2012). Ne parlavo in una lettera in redazione datata fine luglio.
Come riportato all’epoca, la prima preoccupazione dei vertici ASL era focalizzata sulla “capacità attrattiva di strutture assistenziali posti in territorio extraregionale (Voghera e Pavia in primis) che storicamente hanno generato fenomeni di mobilità passiva particolarmente accentuata per i residenti del Distretto di Tortona.”
Ci hanno detto che quel misero 24% dei parti fuori provincia ha concorso a privarci del punto nascite cittadino. Ma allora, cosa dovrebbero dire, allora, i nostri “vicini” lombardi, quando in terra lomellina, i parti fuori Regione ammontano ben al 60%, con percentuali in crescita costante negli ultimi anni?
E’ questo il quadro che emerge dall’esame dei Documenti di Programmazione diffusi dalla ASL Pavia nell’ultimo quinquennio, alla voce “Ricoveri di residenti pavesi fuori regione”.
Nel 2007 il parto effettuato fuori regione ammontava a ben il 52% di donne provenienti dalla Lomellina, il 13% dall’Oltrepò ed il 35% dal Pavese.
Se per l’Oltrepo’ appare fisiologica la migrazione nella vicina Emilia, in base alla disposizione geografica, le donne pavesi e lomelline dove potranno mai recarsi, per partorire fuori regione?
In Piemonte!
Ma come? Da Tortona il 24% delle donne va a Voghera, e le pavesi anziché andare loro stesse a Voghera, vengono in Piemonte? Come mai?
Forse, perché Novara dista solo una quindicina di km dai comuni della Lomellina più settentrionale (Cassolnovo, Confienza) mentre Alessandria potrebbe rappresentare un polo attrattivo per la bassa Lomellina?
Sta di fatto che i documenti dell’ASL di Pavia testimoniano una “escalation” nelle percentuali, per i parti effettuati fuori provincia dalle donne lomelline: dal 52% del 2007, un crescendo costante fino a raggiungere il 61% del 2012.
La tradizionale domanda “impertinente” di chiusura, oggi è questa: se quel 24% di mobilità passiva delle partorienti tortonesi era da considerarsi un costo, questo 61% di mobilità attiva proveniente dalla vicina Lombardia, è forse assimilabile ad un ricavo? Se lo fosse, sarebbe oltremodo notevole. Chi si occupa di fare questi conti, in Regione Piemonte?
Annamaria Agosti
12 ottobre 2014