Egregio Direttore,
come mai Tortona, fino ad oggi, si è adoperata così alacremente in favore del campo nomadi?
Forse non tutti sanno che ogni Regione/Provincia/città d’ Italia che decide di attuare iniziative per l’ integrazione degli zingari, riceve un contributo economico per le proprie iniziative, oppure rimborsi sino al 50% dei costi sostenuti per la realizzazione delle strutture a loro dedicate (campo nomadi, per fare un esempio).
Denaro che pare destinato a confluire agevolmente nelle casse dei Comuni, Consorzi di Comuni o delle Comunità Montane che abbiano provveduto alla realizzazione di aree di sosta attrezzate, le quali devono essere considerate, a richiesta degli interessati, quali domicilio o residenza delle famiglie di etnia nomade.
In Piemonte, ad esempio, il tutto è regolato dalla Legge regionale n. 26 del 10 giugno 1993: “Interventi a favore della popolazione zingara”.
Come leggiamo nell’ Art. 1: “La Regione attua interventi a favore delle popolazioni zingare allo scopo di salvaguardarne l’identità etnica e culturale e facilitarne l’inserimento nella comunità regionale. La Regione riconosce alle popolazioni zingare il diritto al nomadismo e alla stanzialità”.
I più maliziosi potrebbero pensare che si tratti di iniziative per allungare le mani su denaro facile, anziché per interventi rivolti ad una vera integrazione.
Ma non è così perché, invece, è tutto documentato.
Ad esempio, per l’anno 2006, gli “Interventi a favore della popolazione zingara” ottenuti dal Comune di Tortona, riguardavano i Lavori di “Ristrutturazione aree sosta attrezzata campo nomadi” – Progetto definitivo per un importo di ben 65mila Euro, per i quali la Regione concedeva un contributo di 32.500 Euro.
Altri 80mila Euro investiti per il Campo Nomadi l’anno successivo, 2007, con 40mila euro di contributi concessi dalla Regione.
Insomma, gli interventi ci sono stati, soldi ne sono stati spesi.
E di tutto questo, cosa ne pensano i diretti interessati? Qualcuno lo ha mai domandato ai Sinti? Sarebbe stato interessante sentire se erano d’accordo, quale fosse il loro modo di vedere la cosa.
Mi sono imbattuta in un sito web molto ben fatto, con testimonianze suffragate nientemeno che dall’Istituto di Cultura Sinta. La fonte appare, quindi, più che affidabile, e le sorprese, durante la lettura, non mancheranno.
Chi sono i Sinti e come loro vedono noi
(Liberamente tratto da http://www.sucardrom.eu/sintirom.html)
I Sinti e i Rom Italiani ed Europei esprimono propri sistemi sociali e proprie culture, strutturate con valori e norme morali, che si differenziano in maniera significativa dalle strutture sociali e culturali delle società capitalistiche e dello stato moderno.
Le Minoranze Rom e Sinte sono fortemente avverse ai processi di segregazione e di assistenzialismo, propri dei cosiddetti “campi nomadi”, che vengono vissuti come luoghi di segregazione, che concentrano gli individui contro la loro volontà.
Nel sito, i “campi nomadi” sono descritti come luoghi di segregazione e ghettizzazione, sovraffollati, nascosti ai margini delle città, in condizioni igienico sanitarie penose e con alti costi di gestione per le Amministrazioni Comunali.
Addirittura, secondo il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, le politiche abitative per Rom e Sinti puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità di interazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. In numerosi insediamenti di Rom e Sinti si riscontrano condizioni abitative estremamente inadeguate che sono una minaccia per la salute e per la stessa vita dei residenti.
In Italia le politiche sociali a favore delle Minoranze Sinte e Rom sono improntate sulla negazione delle loro società e culture. I progetti nel migliore dei casi hanno l’obiettivo dell’integrazione e dell’inclusione sociale, impiegando strumenti già sperimentati per il sottoproletariato italiano.
Tali pratiche, quali la scolarizzazione coatta e l’acceso al lavoro sacrificale e capitalistico, hanno evidenziato il loro completo fallimento in questi ultimi trenta anni, soprattutto per le Minoranze Sinte.
Secondo i Sinti, la scuola sbaglia e va rivista
Ancora oggi si pensa generalmente che la “scuola” sia l’unico strumento utile alle Minoranze Sinte e Rom per superare l’attuale situazione di segregazione e discriminazione. Tale assunto è un grave errore sociologico e politico che, dopo aver prodotto danni enormi sotto gli occhi di tutti, continua ad essere perpetrato condannando le Minoranze Sinte e Rom ad una sempre maggiore emarginazione.
Considerare “perse” le generazioni adulte e indirizzare tutti gli sforzi per inserire nella scuola i bambini e gli adolescenti nell’intento di plasmare una nuova generazione capace di rivendicare i propri diritti è stata una delle sconfitte più eclatanti nella storia del nostro Paese. Ancora oggi in molti hanno tale sogno e non sono capaci di vedere che lo strumento sociale scuola, proprio delle società capitalistiche e dello stato moderno, è tutto da discutere insieme alle diverse Minoranze Sinte e Rom che hanno società strutturate diversamente.
Il bambino sinto e rom, quando entra a scuola, deve trovare tracce del suo mondo concreto, senza scontrarsi con razzismo e ignoranza, mascherati da “buonismo” e da atteggiamenti paternalisti. L’atteggiamento di alcuni insegnanti è il seguente: “dobbiamo aiutarli a non diventare come i loro genitori”. Questo porta conseguentemente all’insuccesso scolastico.
La partecipazione sociale secondo i Sinti
La discriminazione è estesa a tutti i campi, pertanto l’emarginazione e la segregazione economica e sociale dei Sinti e dei Rom si trasforma in discriminazione etnica.
Uno dei problemi che è alla radice della non partecipazione dei Sinti e dei Rom è quello economico. Difficile che un Rom o un Sinto riesca a partecipare, magari gratuitamente (volontariato), se ha difficoltà a procacciarsi il sostentamento giornaliero ed è costretto a vivere in un “campo nomadi”. Su questo problema è importante investire ingenti risorse.
Questa, perlomeno, l’opinione dei Sinti.
Domande
Ma a Tortona questa loro filosofia e questo loro modo di essere viene rispettato?
Ma è vero che i nomadi hanno ottenuto la residenza a Tortona e quindi non sono più nomadi? E l’hanno avuta solo con una precedente amministrazione?
Quindi vanno ancora considerati zingari o……Tortonesi, a tutti gli effetti?
Annamaria Agosti
26 ottobre 2014