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Personaggi alessandrini: L’estrosità di Mario da Canda


Un ‘opera di Mario da Canda

Il grande cappello rigorosamente nero la folta barba sono le caratteristiche intrinseche di questo singolare pittore partito da Canda nei pressi di Rovigo per vivere nella nostra Alessandria

Mario Callegaro, meglio conosciuto come Mario Da Canda, lascia il Veneto per arrivare nella nostra città negli anni trenta.

L’atteggiamento singolare, caratterizzato da una folta barba, il caratteristico cappello a tesa larga, rigorosamente nero, portato con disinvoltura a dispetto dei giorni più afosi sono le estrosità di questo artista bohémien, dalle notevoli capacità artistiche, non sempre apprezzate dal pubblico alessandrino.

Il suo atteggiamento, il carattere estroverso completano questa singolare figura, tuttavia ha saputo imprimere nei suoi dipinti un’impronta di rilievo non indifferente, spiccatamente personale, nonostante l’immeritata critica soprattutto dei ben pensanti del suo tempo.

I suoi lavori sono stati rivalutati dopo il decesso, è stata creata una Fondazione nel suo nome, proprio per riconoscere l’importanza delle opere uscite dalle sue mani.

Mario, pur essendo affezionato alla sua città di adozione, non dimentica la terra natia, lasciata pressappoco al compimento del suo ventesimo anno d’età: questa fa capolino in tante scorci incastonati nelle sue tele, riconosciuti laddove scorre l’Adige, ai piedi delle sue Montagne; coglie i piccoli umili cascinali, per lui sono elementi architettonici, seppur modesti; poi le barche, quali argomenti ancora vivi nei ricordi della sua infanzia.

Le monache alte, slanciate, con i loro ombrelli o parasoli, paiono toccare il celo, un timido ricordo alla pittura del nostro Pietro Morando, o meglio un delicato riconoscimento al pittore alessandrino, un omaggio alla città ov’è stato accolto, rivissuta nei suoi angoli ritratti negli scorci paesaggistici ben presenti nei suoi dipinti, un modo da consegnare ai giovani com’era Alessandria ai suoi tempi.

Gli alberi, con le foglie sparpagliate sono colti dal suo pennello nel momento in cui il vento le accarezza, paiono un’anticipazione alla corrente del real – dinamismo, ormai alle porte.

I riconoscimenti non gli sono mancati, anzi nel gennaio dell’anno 1979 è stato conferito a Mario Da Canda il premio Campidoglio d’oro con il diploma per la sezione di pittura.

                                                                            Franco Montaldo


22 settembre 2014

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