Don Antonio Demartini, per tutti Don Antonio è stato il primo parroco, voluto dal Vescovo Monsignor Giuseppe Gagnor per la Chiesa dedicata alla Madonna del Suffragio, divenuto successivamente Tempio della Vittoria per onorare i caduti della prima guerra mondiale
Don Antonio Demartini è di San Michele, ov’è nato il 18 aprile dell’anno 1912, meglio conosciuto, da Tutti, come Don Antonio.
Inizia la Missione Pastorale poco prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, una terribile guerra trascorsa alla stregua di un ponte, quale congiunzione fra fede e vita grama di tutti i giorni; tra povertà e benessere, com’è stata l’esistenza dalla sua Ordinazione fino al triste giorno della scomparsa.
Egli ha saputo vivere in questo periodo egregiamente, nonostante le immense difficoltà sotto la minaccia della morte ogni giorno, come solo i tremendi periodi bellici sanno regalare.
Ha condotto la sua missione fra case distrutte, con la soddisfazione, a poco a poco, di riscoprirle risorte, grazie alla ferma volontà degli abitanti di un quartiere in fase di sviluppo, confortati dalla parola del Signore, espressa tramite la voce di Don Antonio.
Egli ha saputo impegnare la sua vocazione al servizio di tutti, non solo dei suoi parrocchiani, ai quali ha sempre riservato, per così dire, una corsia preferenziale.
L’abito talare, portato dalla sua snella persona, è stato fra gli ammalati, in mezzo ai soffrenti, con un entusiasmo verso i ragazzi per i quali non ha esitato a sacrificare un pezzo di terreno parrocchiale da destinare a campo da calcio, oppure gioco da bocce, frequentato dai giovani un po’ più maturi.
La sua creazione è stato il Cinema Aurora, un’area all’aperto protetta dall’adiacente Chiesa realizzata su progetto dell’ingegner architetto Bartolomeo Gallo, per allietare nelle calde serate estive i giovani, le famiglie in quanto divenuto un sano luogo di ritrovo per tutti, uno scorcio di Alessandria incastonato fra gli alti alberi.
Le figura alta, slanciata, dal volto sorridente è nella memoria di chi lo ha conosciuto, di chi gli è stato vicino, di chi ha trascorso quasi ogni sera nel suo studio per ascoltarlo, elemosinando una parola di conforto, sempre opportuna per ogni occasione. È questa l’eredità lasciata nella sua Pista, in particolare ai sacerdoti alternati in questa sua missione; un’eredità per nulla facile, certamente sostenuta da tutte le persone cresciute all’ombra della figura di Don Antonio.
Franco Monaldo