Cos’è successo ai Comuni dove, come accaduto a Tortona, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, i dipendenti hanno percepito premi in più?
Ce lo dice Annamaria Agosti con una nuova lettera in redazione. La nostra lettrice  che ha avviato una ricerca sul web dal quale emerge che tutti i Comuni implicati nella stessa vicenda come quello di Tortona, i dipendenti hanno restituito i premi percepiti in più, anche se in molti casi, l’accertamento del Ministero non era giusto e la somma finale è stata sensibilmente inferiore a quelle certificata dal Ministero.
Uno spiraglio per i lavoratori tortonesi che almeno sulla carta dovrebbero restituire un milione di euro?
Vediamo intanto cos’è successo negli altri comuni….
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Egregio Direttore,
Come è stata risolta questa spinosa questione dei premi dati in più ai dipendenti comunali di Tortona, negli altri Comuni? Curiosando un po’ tra gli Enti Locali incappati nelle stesse violazioni, si vede come queste pendenze siano state già risolte con la restituzione delle somme. Le modalità possono essere leggermente differenti, ma non cambia la sostanza: gli importi erogati in eccedenza sono stati recuperati.

A Vimercate, comune grande quasi come Tortona con 25.761 abitanti,  di fronte alla prospettiva di dover restituire 2 milioni e mezzo di euro, i dipendenti si erano inizialmente ribellati, al grido di “paghi chi ha sbagliato, non noi”. Questo accadeva prima dei riconteggi, effettuati con pazienza, riguardando uno a uno i cedolini ricevuti negli ultimi dieci anni da 180 dipendenti. Un lavoro certosino, che ha permesso di ridimensionare notevolmente l’importo da restituire: 370mila euro anziché 2 milioni e mezzo di euro, recuperati senza chiedere soldi indietro ai dipendenti, ma trattenuti direttamente sul fondo incentivante attraverso una contrattazione con i sindacati.

A Mirano, dopo aver vagliato diverse ipotesi, si è optato per attingere dal fondo di produttività fisso del personale, cercando di spalmare il recupero delle somme in una decina d’anni.

Lo scenario peggiore invece è quello visto a Montecchio Maggiore, dove le controdeduzioni presentate non sono state accolte e il Ministero ha addirittura agito per disporre il recupero delle somme erroneamente erogate attraverso un avviso di riscossione per incongruità alla normativa. Non si scherza mica. Quel denaro va, in qualche modo, restituito a bilancio. Almeno, quello percepito dal 2009 in poi: il pregresso è prescritto per legge.

A fare definitivamente chiarezza su ogni possibile interpretazione riguardo il recuperare, o meno, questo denaro, interviene il DL 6 Marzo 2014 n. 16, convertito nella Legge 2 Maggio 2014 n. 68, presentato in una circolare a firma, nientemeno, di tre ministri, Lanzetta, Madia e Padoan.
http://www.funzionepubblica.gov.it/media/1169807/circolare_decreto_legge_n_16_2014.pdf.

In buona sostanza, il Governo Renzi si è preoccupato di emanare le direttive di un percorso guidato volto a recuperare, in via graduale, le somme attribuite al di fuori dei vincoli economici e normativi prescritti per la contrattazione integrativa.
Probabilmente, la sensibilità e l’attenzione dedicate all’argomento derivano dal vissuto personale dell’attuale Premier, nei suoi trascorsi come Sindaco di Firenze: anche nel capoluogo toscano, tra rilievi ispettivi del MEF e ricorsi alla Corte dei Conti, la questione “premi” tiene banco da più di due anni, e l’orientamento di Palazzo Vecchio è sempre stato quello di recuperare le somme.

Indirizzo che ritroviamo anche nel DL, ed in particolare, al Comma 1 dell’Art. 4 che stabilisce: “Le regioni e gli enti locali [omissis] sono obbligati a recuperare integralmente, a valere sulle risorse finanziarie a questa destinate, rispettivamente al personale dirigenziale e non dirigenziale, le somme indebitamente erogate mediante il graduale riassorbimento delle stesse, con quote annuali e per un numero massimo di annualità corrispondente a quelle in cui si è verificato il superamento di tali vincoli.″

Recuperare le somme è, quindi, un obbligo stabilito per Legge.

Escludendo a questo punto l’oblio (difficilmente la Ragioneria Generale dello Stato soffre di amnesia, e a Montecchio lo hanno ben visto) rimangono due, le soluzioni possibili: la prima, un eventuale riconteggio per stabilire con certezza l’ammontare delle somme indebitamente percepite, e l’altra, gettare le basi di una contrattazione con i Sindacati per elaborare congiuntamente un piano di recupero e pervenire ad un risultato il più possibile condiviso. Non si può fare altrimenti.

Annamaria Agosti


7 settembre 2014

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