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Tortona non è una città razzista, non fate che lo diventi

donna - IEgregia redazione,
Vorrei porgere alla vostra attenzione queste personali considerazioni…
“Sono incappata nella lettura di un bizzarro articolo sul vostro giornale, ricco di affermazioni che secondo le mie pregresse conoscenze non hanno nulla di giornalistico. Un articolo dovrebbe informare, descrivere con accuratezza, mettere al corrente di fatti, scuotere le coscienze e mettere in luce, in modo chiaro e scevro da dubbie interpretazioni, il punto di vista dell’autore.
Soprattutto quando si trattano temi delicati e spinosi come quello dell’immigrazione, dell’integrazione tra popoli e della multiculturalismo.
Bisognerebbe evitare di esprimersi in modo contraddittorio celando dietro parole volutamente ricercate una certa “non tolleranza”.
A nessuno piace il termine razzista o essere etichettato come tale , ma la verità è che forse è meglio una coerente ammissione che nascondersi dietro a sotterfugi linguistici.
“Il mercato di Tortona sembra Marrakech” e ancora “ Si sta perdendo la tortonesità” alcune affermazioni che risuonano ancora nella mia testa, probabilmente perché di Tortona ne ho fatto la mia casa da quando da bambina mi sono trasferita in questa cittadina.
Se il vostro giornale vuole essere una testata con libertà di espressione vorrei esprimere allora la mia personale testimonianza.
Appena mi trasferì fui subito iscritta alle elementari, un po’ spaventata e senza saper parlare l’italiano. Per un anno sono stata l’unica straniera in quella classe. I miei coetanei mi hanno accolta con curiosità, erano pieni di domande e di interesse per quello che mi riguardava e io, a mio modo e con un italiano stentato, cercavo di comunicare con loro.
A 8 anni quei bambini, liberi da ogni pregiudizio, sono stati un grande esempio di civiltà e di accoglienza . Una certezza mi ha accompagnata per tutto il successivo periodo, cioè che Tortona non è una città razzista, non lo sono stati i miei compagni classe di allora e nemmeno i successivi, i professori, i vicini di casa e tutte le persone in cui mi sono imbattuta in questi 17 anni. Ed è stato così perché gli stranieri hanno mille volti, mille storie diverse, mille aspirazioni e intenti diversi.
A parlare degli stranieri in modo così generico e superficiale si rischia di metterli tutti in un grande calderone in cui si perdono le sfumature e si fa di tutta l’erba un unico e ingombrante fascio. Io, la mia famiglia e tanti altri che vivono a Tortona apparteniamo alla gente per bene e il fatto di vivere qui o nelle nostre città natali o ancora dall’altro capo del mondo non ha fatto o farebbe cambiare questo atteggiamento.
Le persone intelligenti che ho incontrato qui lo hanno percepito e apprezzato. Non penso sia solo questione di fortuna se ho conosciuto solo cittadini che si sono soffermati a conoscere la persona e non a evitare “lo straniero”, a intavolare discorsi costruttivi e non distruttivi sulle differenze reciproche. Sono convinta che sia la dimostrazione che questa città è ancora un posto ospitale, non facciamo in modo che non sia più così.
La “tortonesità” di cui l’articolo parla non mi sembra essere in alcun modo minata dall’ aumento degli stranieri. Sta alla volontà di ognuno essere consapevole degli usi e dei costumi della propria città, preservarli e promuoverli. Il contatto con diverse culture deve essere un elemento di scambio e di arricchimento e non deve annichilire il vissuto di questa città.
Queste mia affermazioni non hanno la presunzione di raccontare verità assolute ma semplicemente di dare il mio personale punto di vista. Più che un atto puramente polemico riguardo all’articolo a cui faccio riferimento, queste mie parole vorrebbero essere una forma di gratitudine per questa città e un auspicio per tutti a non cadere nelle facili generalizzazioni e nelle trappole di un pensiero troppo superficiale.

Marsida Teliti



La lettera di Marsida Teliti ci ha fatto grande piacere, perché ci dà l’opportunità di spiegare alcune cose.
Prima di tutto che Oggi Cronaca non è un giornale razzista perché il suo direttore (che è il primo responsabile di quello che viene pubblicato) per oltre dieci anni, ogni giorno, ha vissuto a stretto contatto con stranieri di ogni genere e conosce bene l’importanza dell’interazione fra le culture, in secondo luogo proprio perché dotato di questa esperienza vede quello che sta accadendo negli ultimi tempi.
Tortona non è una città razzista, i tortonesi non lo sono, però ci sono sempre molte più persone insofferenti verso gli stranieri.
Questa, giusta o sbagliata che sia, è la realtà.
Noi siamo un giornale e riportiamo quello che accade in provincia.
Nel caso specifico abbiamo “fotografato” una situazione, ma anche gli umori e le sensazioni che si percepiscono, le parole che si dicono in città sugli stranieri e le considerazioni che un numero sempre maggiore di tortonesi ha verso di loro.
Non condividiamo certi atteggiamenti, però la situazione sta diventando sempre più critica e lo abbiamo scritto.

Oppure vogliamo fare finta di niente ed essere ipocriti o falsi buonisti? Non crediamo sia la giusta soluzione.
La stessa Marsida lo dice “Il contatto con diverse culture deve essere un elemento di scambio e di arricchimento e non deve annichilire il vissuto di questa città.”

Tortona si sta annichilendo, noi lo vediamo. Se altri preferiscono chiudere gli occhi lo facciano, noi no.
E proprio per questo abbiamo proposto piccole iniziative per far conoscere anche agli stranieri la storia e le peculiarità della città in cui vivono.
Anzi, abbiamo scritto che gli stessi stranieri dovrebbero essere fieri di abitare a Tortona.
C è qualcosa di male in tutto questo?

4 agosto 2014

 

 

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