«La campana suona sempre più spesso ad annunciare morti legate all’amianto, ora circa una a settimana nella sola città di Casale Monferrato, per un totale di oltre 2 mila vittime Riteniamo inaccettabile che a un criminale come Stephan Schmidheiny, un uomo che non ha mostrato alcun rispetto per la vita umana, dovrebbe essere consentito di continuare a portare il segno del vostro apprezzamento e onore».
È questo uno dei passaggi chiave della lettera che i Sindaci di 35 Comuni italiani costituitisi parte civile al processo di Torino e inclusi nel Sito di Interesse Nazionale di Casale Monferrato hanno inviato a Peter Salovey, presidente di Yale. L’Università statunitense conferì nel 1996 la Laurea honoris causa a Stephan Schmidheiny, condannato dal Tribunale di Torino per le morti derivanti dalla lavorazione dell’amianto della Eternit e da quello del New Jersey per le aziende Becon e Anova, sempre di Schmidheiny, che fornivano amianto alla Johns Manville senza indicarne i rischi e la pericolosità per la salute.
Un’iniziativa che è nata alcune settimane fa, quando il sindaco Titti Palazzetti e il vice sindaco Cristina Fava avevano incontrato in Comune i rappresentanti dell’Afeva e Barry Castleman, perito proprio dell’Afeva nel processo Eternit di Torino e uno dei massimi esperti di amianto.
«In quell’occasione – ricordano Titti Palazzetti e Cristina Fava – Castleman ci illustrò nel dettaglio l’importante sentenza statunitense, portandoci alla decisione di predisporre una nota formale, condivisa dai Sindaci del territorio, in cui si richiedeva la revoca della laurea all’Università di Yale per Stephan Schmidheiny ».
Ad accogliere la richiesta, quindi, ben 34 Sindaci e il risultato non si è fatto attendere: Barry Castleman, infatti, ha inviato una e-mail a Titti Palazzetti ringraziandola per l’iniziativa e informandola che il New Haven Register, giornale locale dove ha sede l’Università di Yale, ha ripreso la notizia in un articolo.
Con il titolo Comuni italiani chiedono a Yale di revocare la laurea honoris causa a Stephan Schmidheiny, l’articolo riprende stralci della lettera inviata al presidente Salovey ricordando anche la condanna dello svizzero: «È impensabile che un’Università del prestigio di Yale possa annoverare tra le proprie lauree ad honorem quella di un criminale – hanno ricordato il sindaco Palazzetti e il vice sindaco Fava – Come città e come territorio colpiti nel profondo dall’amianto, ci sembra doveroso che si faccia giustizia: abbiamo dimostrato, tutti insieme, di poterla ottenere e di come si possa lavorare concretamente per la bonifica e per una ricerca scientifica che possa dare speranza. Ora chiediamo che un criminale sia trattato come tale».
La lettera segue la petizione sottoscritta da più di 50 laureati di Yale, tra cui alcuni leader nella ricerca sulle morti per amianto: «Ringraziamo ancora sentitamente Barry Castleman per l’impegno profuso – hanno concluso Titti Palazzetti e Cristina Fava – e vorremmo sottolineare come l’articolo pubblicato a New Haven sia un primo traguardo: la sensibilizzazione dell’opinione pubblica statunitense è molto importante, perché i danni causati dall’amianto devono essere al centro del dibattito mondiale, partendo dalla consapevolezza del crimine commesso da Schmidheiny».
4 agosto 2014