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Flavescenza dorata: un grave danno alla viticoltura alessandrina, colpite il Casalese e l'Ovadese

Prosegue il progetto di osservazione ambientale sul problema della flavescenza dorata in viticoltura (secondo un decreto ministeriale di lotta obbligatoria), avviato nel 2011 da Provincia, organizzazioni professionali agricole, tecnici coordinati dal servizio fitosanitario della Regione  (progetto finanziato dalla Camera di Commercio).
Il piano di azione prevede un costante monitoraggio sui vigneti coltivati, al quale si affianca la recente attività di mappatura delle zone incolte (con vite selvatica) e dei vigneti abbandonati.
Le aree interessate sono segnalate ai Comuni e al servizio fitosanitario competenti, nella speranza che gli enti pubblici preposti intervengano a pulire gli incolti ed estirpare i vigneti abbandonati.
Come predisposto dalle linee guida, i tecnici posizionano anche delle trappole che rivelino la presenza degli insetti-vettore (lo Scafoideus titanus), a cadenza quindicinale.
Le trappole cromotattiche (fogli di plastica invischiata di colore giallo con colla, 25 x 30 cm circa) sono poste all’interno dell’area incolta con presenza di vite inselvatichita o nel vigneto abbandonato e in quelli limitrofi.
Sulla base dei rilievi, sono elaborati i bollettini che determineranno i trattamenti da applicare sul campo. La legge prevede almeno due trattamenti insetticidi l’anno (in provincia di Alessandria è appena stato effettuato il secondo).
Le zone più colpite della provincia secondo la Confederazioni Italiana Agricoltori (Cia) sono il Casalese e l’Ovadese, dove c’è presenza di molti incolti che attirano la riproduzione degli insetti (che fanno da vettore nelle piante dei vigneti sani).
Problemi minori, invece, si riscontrano nelle zone di Acqui terme e Gavi, dove le coltivazioni sono più intensive.
I sintomi della flavescenza si osservano in piena estate, dal mese di luglio si accentuano progressivamente fino ad essere riconoscibili dalla metà di agosto alla metà di settembre.

11 agosto 2014

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