Porti i rifiuti alla Piattaforma, ma non va bene, ti mandano indietro perché coi soldi pubblici devono pagare un autista che li viene a prendere a casa tua per portarli nello stesso posto dove tu li avevi già portati tu.
Subito? Macché dopo ben 22 giorni.
Queste le disavventure della nostra lettrice Annamaria Agosti che proprio non riesce a smaltire un lampadario in maniera corretta.
Ecco cosa le è successo.
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Egregio Direttore,
22 giorni per avere il ritiro a domicilio degli ingombranti, confermati dal numero verde di CSR Rifiuti. Pare impossibile ma è proprio così, che si evolve la telenovela tortonese “due lampadari da smaltire”.
Anche se in prima istanza la può sembrare, questa non è una barzelletta, ma l’esito della prenotazione effettuata il 20 agosto per il ritiro dei due lampadari, già oggetto di una precedente lettera in redazione.
L’operatrice del numero verde, solitamente affabile, gentile e disponibile, stamattina è stata estremamente “severa” (il tono di voce ricordava addirittura la Signorina Rottermeier di Heidi) nel precisarmi che per il conferimento in discarica, è INDISPENSABILE il permesso rilasciato dal proprio Comune, che sia Tortona, Carbonara Scrivia o qualsiasi altro.
Ai cittadini non è permesso entrare liberamente per conferire alle isole di smaltimento il materiale recuperabile, o da avviare a smaltimento speciale.
Sappiatelo. E non osate varcare quel cancello.
Sappiate anche i tempi di ritiro al vostro domicilio, che, a dispetto dello slogan “Rifiuto ingombrante? Arriviamo all’istante!” non sono così celeri, ma vi fanno attendere ben 22 giorni.
La prassi è questa. Anche se un cittadino si reca alla piattaforma, con la propria autovettura, spendendo denaro (proprio) per la benzina e impiegando il proprio tempo, questo NON E’ CORRETTO.
Bisogna tornare a casa, riportarsi il materiale indietro, chiamare il numero verde, aspettare i tempi biblici dell’apparizione, e spendere denaro pubblico per questo servizio, che poteva essere evitato, se fosse permesso accedere alla piattaforma.
Ma non lo è. E la prassi è spendere di più, per l’Ente. Su cosa andrà, poi, a rivalersi il Consorzio per coprire questi costi? Possiamo ipotizzare che ne risenta la tassa smaltimento rifiuti? Possiamo anche ipotizzare che costerà di più, per tutti, solo a causa di una procedura perfezionabile e semplificabile? Perché questo sperpero di denaro pubblico?
Certo, a voler essere maliziosi verrebbe anche da domandarsi come mai un tempo così lungo per il ritiro. Che sia, forse, un trattamento di favore, riservato a pochi eletti?
Resta il fatto che, fino al 12 settembre, i lampadari devo tenermeli io. A meno che, prima di quella data, qualcuno, rosso di vergogna in volto per l’indecoroso operato dei propri sottoposti, venga a prenderseli. Con tante scuse (e magari, anche il proposito che non accadrà mai più).
E poi gli incivili sarebbero quelli che abbandonano i rifiuti? Ci rendiamo conto?
L’immagine in allegato è uno dei cartelli appartenenti alla campagna di monitoraggio e controllo per contrastare l’abbandono dei rifiuti, realizzata da SRT.
Ho cercato sull’albo pretorio del Consorzio qualche traccia dei costi per questa campagna di sensibilizzazione, ma, stranamente, all’Albo non compaiono atti pubblicati. Mistero. Forse ci sarà una prassi particolare anche per leggere l’Albo Pretorio.
Annamaria Agosti
21 agosto 2014