È volato oltre un secolo da quando i tipografi si trovavano nella condizione di ridurre i tempi per la composizione, grazie ad un mercato fiorente. E’ stato questo lo sprono per attivare gli studi, da parte delle aziende produttrici di beni strumentali per tipografi, su inediti sistemi più veloci per la progettazione di prototipi, impiegati per la carta stampata.
La realizzazione più autorevole è di Ottmar Mergenthaler, presentata nel 1884; il meccanismo di quest’apparecchiatura, chiamata con il tempo, Linotype, consente di comporre i caratteri tipografici, fondendoli su un’unica riga di piombo, uno strumento composto da tre sezioni.
La prima, definita familiarmente “magazzino”, contiene le matrici, richiamate in un secondo tempo dalla tastiera per allinearle sul piano di lavoro.
La caldaia ha il compito di fondere il piombo contenuto, alfine di posarlo sulle matrici, a sua volta pressato per ricavare l’impronta del carattere.
La terza è un assemblaggio di ruote e leve, articolate in modo da riprendere le matrici per depositarle nel “magazzino”, pronte per il successivo riutilizzo.
Gli errori, ovviamente sfuggiti, sono corretti con la sostituzione dell’intera riga.
La velocità di composizione, inutile dirlo è notevolmente aumentata, nei confronti del lavoro eseguito con il solo ausilio delle mani per cui, nell’arco di pochi anni, la Linotype, ha avuto la meritata diffusione.
Il sistema di stampa ha trovato il modo di essere ulteriormente perfezionato dall’avvocato Tolbert Lanston, creatore, nel 1887, di un prototipo definito la Monotype, di analogo funzionamento tuttavia, a differenza della Linotype, fonde i caratteri singoli, non l’intera riga. Le correzioni, in questo modo, sono più veloci, meno impegnative.
Il tempo, come sempre, è un bravo giudice per cui il principio della linotype è usata per la preparazione dei giornali, nonché dell’editoria commerciale; quello della monotype s’impiega per le composizioni più raffinate, ormai considerate le antenate della moderna fotocomposizione.
L’arte tipografica è colta da Egidio Giovanni Cocito, trapiantato in Alessandria da Cairo Montenotte, dov’è nato nel 1885, venuto nella nostra città per merito del padre Antonio, dipendente delle ferrovie.
La sua carriera inizia prestissimo presso la Tipografia Cooperativa, dove si stampa L’Idea Nuova, il settimanale, in cui, con il passare degli è divenuto il suo più eminente direttore.
Egli, pur essendo un perseguitato politico, nel 1938, è titolare della tipografia, ITA dal significato Industria Tipografica Alessandrina.
Il figlio Antonio lavora con profitto fra stampi, lettere, matrici ecc.. diventa è il prosecutore dell’attività paterna.
Franco Montaldo