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Alessandria, me.dea aderisce all’appello per cambiare i criteri di ripartizione dei fondi sulla violenza sulle donne

Una ripartizione che lascia forti dubbi e ci preoccupa per il futuro”.

Così Sarah Sclauzero, presidente dell’associazione di promozione sociale me.dea Onlus, commenta i criteri di ripartizione dei fondi statali per la violenza di genere, previsti dalla L. 119/2013, detta contro il femminicidio, per gli anni 2013-2014.

Sarah Sclauzero presidente di me.dea

Le risorse ammontano a 17 milioni di euro. Di questi, una minima parte andrà ai Centri Antiviolenza e Case Rifugio già esistenti, il resto alle Regioni che finanzieranno progetti sulla base di bandi, parte dei quali pensati per l’apertura di nuove strutture. L’intenzione del Governo, dunque, appare quella di voler sostenere Centri e sportelli istituiti last minute, oltre che di ‘istituzionalizzare’ i percorsi di uscita dalla violenza delle donne. Inoltre tutti i centri, pubblici e privati, saranno finanziati allo stesso modo, senza tenere conto del fatto che i centri pubblici hanno sedi, utenze e personale già pagati, cosa che non avviene per i centri privati.
Il rischio è che queste risorse non serviranno nemmeno a pagare le bollette telefoniche dei Centri, già costretti a immensi sacrifici per la sopravvivenza, come ha denunciato D.i.Re. Donne in Rete contro la Violenza, che rappresenta 67 centri antiviolenza italiani. me.dea, grazie al lavoro metodico e professionale che da cinque anni svolge sul territorio alessandrino, aderisce alla Rete D.i.Re, realtà che garantisce la serietà dei servizi di aiuto alle donne vittime di violenza, attraverso i suoi rigidi criteri di ammissibilità, in coerenza con la rete europea (Wave).
Nonostante l’esperienza ventennale dei centri che appartengono alla Rete, D.i.Re è stata esclusa dagli ultimi tavoli di confronto convocati a Roma per decidere politiche e strategie per il contrasto alle forme di violenza di genere. Neppure in occasione della discussione sulla legge contro il femminicidio, D.i.Re è stata interpellata.

 “La nostra preoccupazione è che questi fondi non vengano distribuiti nel rispetto delle professionalità e dei criteri che oggi definiscono ‘cosa sono’ i centri antiviolenza, come operano e quali i principi che orientano il lavoro di sostegno alle donne – dichiara la presidente Sclauzero. Questi criteri sono il frutto di anni di lotte, fatiche e condivisione tra le operatrici, le volontarie e le vittime di violenza accolte e liberate dalla sofferenza. Perché decidere la suddivisione di un fondo così strategico, senza concertare, confrontare e conciliare le azioni con cui opera in prima linea su questo fronte da tanto tempo?”.

I criteri di ripartizione delle risorse contenuti nella Legge 119/2013, inoltre, contravvengono in modo netto alla Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, che l’Italia ha ratificato e che entrerà in vigore il prossimo 1° agosto. L’articolo 8 prevede che siano destinate “adeguate risorse finanziarie e umane per la corretta applicazione delle politiche integrate”.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che il Governo non ha ancora formulato un Piano Nazionale Antiviolenza e non ha neppure nominato la ministra alle Pari Opportunità.
Appare evidente che in una simile situazione risulta difficile avviare un confronto sereno e serio con coloro che si ritrovano a decidere il futuro di tante associazioni e tante donne.

E’ bello essere ascoltate dalle istituzioni locali e me.dea ha sempre trovato grande solidarietà sul territorio – dichiara Monica Milano, vicepresidente Aps me.dea Onlus –  ma ora il problema è centrale. La violenza è un problema sociale e come tale va affrontato e regolamentato. Riteniamo doveroso che gran parte delle risorse venga utilizzato per sostenere, consolidare, implementare le attività sperimentate con successo sui territori, operative da anni, associate alle reti nazionali, che hanno consentito già a moltissime donne di ritrovare una strada, di ricostruirsi un’autonomia, di salvarsi la vita”.

Giovedì 10 luglio, D.i.Re sarà a Roma per far sentire la voce dei Centri Antiviolenza italiani. Alle 14.30 è indetta una conferenza stampa nella sala stampa della  Camera dei Deputati, poi in corteo le rappresentanti della Rete si muoveranno fino a via della Stamperia, davanti alla sede della Conferenza Stato Regioni, dove alle 15.30 si discuterà del decreto sul riparto dei fondi.  Qui verrà anche organizzato un flash mob.

9 luglio 2014

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