L’iter per lavare gli stracci da dare ai poveri è uguale a quello per costruire un inceneritore. Capita in Italia e capita soprattutto a Tortona.
Lo abbiamo scoperto leggendo l’Albo pretorio del Comune che sul “Nuovo impianto di recupero rifiuti alla periferia della città sulla statale per Voghera.”
Così recita la nota della provincia di Alessandria datata 6 giugno e da lunedì pubblicata all’Albo Pretorio del Comune di Tortona con cui si convoca la conferenza provinciale dei Servizi.
A realizzare questo impianto sarebbe la cooperativa Agape che come noto fa parte della Caritas e quindi della Diocesi di Tortona.
Ma come? Anche i preti adesso si mettono a realizzare inceneritori di rifiuti? Viene da pensare.
E tutto sembra portare in quella direzione. La Provincia infatti indice la conferenza provinciale dei servizi convocando par martedì 8 luglio alle 10 presso la sala ex ATO in via Galimberti ad Alessandria, non solo la cooperativa Agape che realizzerà l’impianto, ma anche il Comune di Tortona, i tecnici dell’Arpa, quelli dell’Asl e quelli del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco oltre naturalmente ai servizi interni della provincia di Alessandria: il servizio Energia e Tutela della Qualità dell’aria, il servizio viabilità, il servizio tutela e valorizzazione Risorse idriche e il servizio Gestione Rifiuti.
Tutti sono chiamati ad intervenire alla conferenza dei servizi o far pervenire il parere in merito alla realizzazione di questo impianto.
Ma cosa sarà mai questo impianto? E che cosa tratterà?
La risposta è presto data: vestiti usati. Quelli che vengono raccolti nei cassonetti di ferro sparsi in diverse zone della città e poi stoccati nella sede Caritas lungo la statale per Voghera per essere poi regalati ai poveri che ne hanno bisogno.
Ma come sarà questo “impianto”. Lo abbiamo chiesto a Davide Cartesegna della cooperativa Agape che è un’emanazione della Caritas, e prima di dare i vestiti usati ai poveri ha giustamente deciso di lavarli.
“Intendiamo mettere dei tavoli nel cortile – dice il responsabile della Cooperativa – dove appoggiare i vestiti raccolti per suddividerli, poi li metteremo in una stanza per ionizzarli (disinfettarli probabilmente con degli spruzzi di disinfettante – ndr) ed infine metterli in lavatrice. Questo è considerato a tutti gli effetti un impianto per il trattamento dei rifiuti.”
Sembra strano ma è così perché i vestiti usati sono considerati alla stregua di stracci, cioè rifiuti speciali, per cui anche solo per effettuare un trattamento (lavaggio) si devono seguire tutte le incombenze e le normative che disciplinano i rifiuti speciali.
Gli abiti che una volta pulitici perderanno lo status di rifiuti speciali, ma questo non importa: per arrivare alla fase finale bisogna convocare addirittura una conferenza dei servizi con dispendio di denaro pubblico ed energie, ma si sa: siamo in Italia.
11 giugno 2014