E’ possibile realizzare un film di circa un’ora e mezza con un solo attore che guida sempre e solo la macchina e viene ripreso al massimo a mezzobusto e soprattutto quasi sempre e solo in viso? Che in un’ora e mezza di pellicola non fa altro che guidare o a massimo telefonare guidando senza mai togliere le mani da volante?
La risposta è sì.
Che film poptrà mai essere uno del genere con questi ingredienti? La risposta la trovate nel titolo: un piccolo capolavoro.
“Locke” è tutto questo.
Quando ho letto la trama e il genere (thriller) pensavo di vedere un film di azione, invece di azione non c’è assolutamente nulla.
Eppure l’attore principale, anzi, l’unico attore del film (perché non se ne vedono altri, ma si sentono solo le voci al telefono) cioè Tom Hardy (Cl cavaliere oscuro dove fa la parte di Bane e Warrioris) è davvero bravo.
Non è facile infatti rimanere inquadrato in volto per oltre un’ora abbondante ed esprimere tutte le sensazioni che prova il protagonista nella serata che, a causa delle continue telefonate, cambierà per sempre la sua vita.
Non è facile trasmettere allo spettatore, non solo con le parole ma con una continua mimica, tutte le sensazioni e gli stati d’animo che l’uomo prova.
Praticamente siamo di fronte ad un viaggio in machina di un’ora e mezza: piatto, normale, a velocità di crociera, senza incidenti stradali e senza sussulti. Un’ora e mezza in cui vede uno guidare che telefona. Stop. Questo è il film. Noioso?
Tutt’altro: grazie alle telefonate il film è pieno di suspence ed è per questo che va considerato un piccolo capolavoro.
Onore al regista Steven Knight (Identità nascoste) che in questa monotona e noiosa situazione riesce invece a tenere lo spettatore sulla corda per quella che apparentemente è una storia normale come tante altre e con un finale prevedibile ma che non mi è piaciuto.
Angelo Bottiroli
17 maggio 2014