Giovani: Il centro Giovanile decentrato e ridotto ad un bugigattolo, iniziative quasi inesistenti, università abbandonata a se stessa e luoghi di ritrovo ridotti al lumicino. Ma vogliamo davvero che se ne vadano da Tortona?
Questa la domanda che abbiamo ftato ai cinque candidati sidacio di Tortona. Ecco come hanno risposto.
Fabio Morreale: “Noi i giovani li facciamo parlare in prima persona”
Cosi’ facendo si sono costretti i ragazzi ad andarsene non solo per il tempo libero ma soprattutto alla ricerca di nuove opportunitàoccupazionali. Dobbiamo quindi in maniera concreta cercare il modo di far tornare Tortona una città convincente e sicura per i giovani tortonesi.
Ormai purtroppo non basta più parlare di “politiche giovanili”: è diventata questa un’espressione priva di un vero significato che tutti usano per mascherare la totale mancanza di idee concrete.
Questo è il motivo per cui noi non ci limitiamo a “parlare dei giovani” noi i giovani li facciamo parlare in prima persona. E i nostri ragazzi stanno lavorando bene, sono coinvolti ed appassionati e hanno riscoperto, nella progettazione di una città anche a loro misura, la voglia di combattere per la loro terra.
Stefanella Ravazzi: “Bisogna investire sui luoghi di ritrovo”
Tortona deve diventare una città a misura di giovani e questo lo si può costruire solo confrontandosi con i giovani stessi, non parlando a nome loro e con un approccio paternalistico.. cosa che da sempre e da quasi tutti viene fatta. Io mi impegno al confronto e ad agire tenendo conto di ciò che verrà proposto dai diretti interessati.
Bardone: “dare forma alle idee e proposte degli stessi giovani”
La nostra missione sarà quella di rendere Tortona una città che i nostri giovani abbiano voglia di vivere, per farlo dobbiamo far rivivere il centro e i suoi locali, istituire un servizio navetta per le discoteche, potenziare i servizi della biblioteca dotandola di wifi gratuito senza limitazioni e ridare al centro giovani il giusto spazio.
A questo proposito occorre dare forma alle idee e alle proposte dei giovani stessi, creando un punto di riferimento, lo Chalet Castello, che dia voce agli aspetti più significativi della vita di un giovane: l’amicizia, il confronto, lo sport, la formazione, la cultura, la musica e la partecipazione. Uno spazio multifunzionale a disposizione di organizzazioni, enti pubblici e privati per creare lavoro, dare vita ad attività giovanili e plasmare nuove professionalità.
Occorre creare una rete di collaborazione tale per cui vi sia sempre un’attività, un progetto, un’azione da proporre e, di contro, vi sia sempre un ente, un singolo gruppo, un’associazione pronti a supportare tale attività. Solo così sarà possibile realizzare e dare vita a progetti ambiziosi per i giovani.
Bottazzi: “Dare loro la possibilità di diventare imprenditori”
Per vari motivi, alcuni con responsabilità specifiche delle Amministrazioni, la città non ha saputo, non dico anticipare, ma neanche stare al passo con i tempi. Si è puntato tutto su alcuni settori con scarso assorbimento di mano d’opera specializzata, si è trascurato di investire in alcuni settori come la Cultura e il Terziario produttivo che avrebbero potuto dare, come hanno dato altrove, ottimi riscontri e spazi di crescita.
Ora dobbiamo recuperare i giovani, la loro imprenditorialità, la loro preparazione incentivandoli, aiutandoli a fare impresa, facilitando la loro aggregazione in piccole unità produttive e gestionali puntando al loro impiego quotidiano nelle strutture che sono state approntate o stanno per esserlo.
Affidiamo a loro l’impegno di gestirle in modo innovativo, su più vasta scala ed in modo strategico.
I luoghi di ritrovo debbono tenere conto di questi cambiamenti e di questi bisogni, in questi luoghi si deve poter non solo trovare possibilità di svago ma anche una chiara indicazione del cambiamento, dove possano essere protagonisti, ma anche sentirsi oggetto di attenzione da parte della città e di chi l’amministra.
Per ciò che riguarda l’Università francamente ho un altro concetto legato a questo termine. Credo che quanto messo in piedi faticosamente andrà ripensato, sia per i costi che rappresenta ma ancor più per quello che offre in termini di ritorno economico e formativo per il nostro territorio.
Non vorrei fosse qualcosa da mantenere in vita semplicemente perché non c’è altro o altre idee, peraltro possibili, di come utilizzare quanto si è costruito per inseguire altre opportunità.
Bottiroli: “Ricreare i loro spazi”
Sono d’accordo con OggiCronaca quando dice che sono stati relegati in un bugigattolo allo Chalet: il Centro Off era una struttura ben fatta e adeguata, bastava migliorarne la gestione affidandola ai giovani stessi; ma forse qualcuno ha preferito fare “cassa” a breve termine invece che offrire l’opportunità ai nostri ragazzi di esprimersi in un contesto adatto.
Non solo il centro giovani, ma tutti gli spazi dedicati alle sane attività giovanili devono essere ricreati, valorizzati e gestiti adeguatamente, puntando sulla responsabilità e la capacità di organizzazione dei giovani stessi.
30 aprile 2014