E’ pomeriggio, quando una pattuglia dei carabinieri di Alessandria sta girando in via Ugo La Malfa, nel rione Cristo. I militari si trovano lì per i soliti controlli di routine.
In quella zona abita Mauro Davì, 38 anni, al quale il 25 gennaio era stata sequestrata la macchina e gli era stata affidata in custodia cautelare. I carabinieri decidono di passare di fronte alla sua abitazione per controllare che tutto sia in ordine, ma si accorgono subito che della macchina non c’è più traccia.
Proprio in quel momento – ironia della sorte – Davì sta rientrando a casa con un’altra automobile.
I militari lo fermano e iniziano un controllo: alla richiesta di spiegazioni su dove si trovasse la macchina sequestrata, Davì – secondo quanto riportano i carabinieri – risponde in modo aggressivo e si avvicina minaccioso ai due militari.
Visto che l’uomo è sprovvisto di patente e non può guidare alcun mezzo, i carabinieri chiedono subito l’intervento di un carro attrezzi per la rimozione e il sequestro anche dell’auto che Davì guidava al momento in cui stava ritornando a casa.
A questo punto l’uomo va su tutte le furie. In preda alla rabbia per aver subito quella che secondo lui è un’ingiustizia, compone il 113 sul telefonino e chiama la polizia.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, quando l’operatore risponde, espone brevemente la storia e chiede l’intervento urgente di una pattuglia della polizia, dichiarando che, se non fossero intervenuti, avrebbe ucciso i due carabinieri che gli stavano sequestrando l’auto.
Quando sentono le gravi minacce dell’uomo, increduli per ciò che stava avvenendo, i due carabinieri decidono di arrestarlo.
Davì cerca di divincolarsi per evitare l’arresto, ma i militari riescono a immobilizzarlo e a riportarlo alla ragione.
Davì è ora agli arresti domiciliari in attesa della convalida del processo con rito direttissimo.
5 aprile 2014