Generalmente beviamo acqua minerale perché quella che sgorga dai rubinetti “corre” per molti Km su tubi di ferro, ha il cloro e inoltre sembra meno buona. Soprattutto quella minerale, al giusto ci sembra più leggera. L’acqua del rubinetto, tuttavia si può bere perché è perfettamente potabile.
Ma che proprietà ha rispetto a quelle vendute in bottiglia?
Lo spiega in una lettera in redazione Annamaria Agosti, che pubblichiamo di seguito.
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Egregio Direttore,
chi non si è mai chiesto, almeno una volta, se sia meglio comprare l’acqua in bottiglia o bere direttamente l’acqua del rubinetto? Quali sono i pro e i contro, in ciascuna di queste alternative?
Provare a saperne un po’ di più sulle differenze tra l’acqua in bottiglia e quella del pubblico acquedotto può aiutarci a scegliere il tipo di acqua più adatta alle nostre esigenze, permettendoci di fare scelte ponderate e consone al nostro fabbisogno nutrizionale, sentendo anche il parere del proprio medico di fiducia.
La qualità dell’acqua, in generale, dipende da diversi fattori, tra i quali l’origine idrogeologica del bacino acquifero. Questo comporta un’ampia variabilità nella composizione chimica, e, di conseguenza, un sapore diverso in base al “tipo” di acqua. La cosiddetta “bontà” di un’acqua rispetto ad un’altra non è da confondere con la qualità della stessa (sottoposta a specifici limiti di legge che sono comunque rispettati, sia per l’acqua in bottiglia che per quella dell’acquedotto), bensì dipende dal nostro gusto personale, cioè dalla nostra sensibilità e dalle differenti caratteristiche organolettiche (odore, sapore, colore).
Esempi significativi per queste caratteristiche, li troviamo nelle acque sulfuree, alle quali lo zolfo contenuto impartisce il caratteristico odore, oppure le acque magnesiache dal sapore amarognolo, o l’acqua ferruginosa, che presenta un riflesso tendente al rosso.
L’acqua contiene componenti saline caratteristiche
Le sostanze che si trovano disciolte nell’acqua sono sali che provengono dal naturale processo di dissoluzione dei minerali costituenti le rocce ed i suoli attraversati dall’acqua di origine piovana.
I sali sono presenti come particelle cariche sia positive che negative (ioni). La tipologia di sali presenti dipende dal tipo di roccia attraversata e dal tempo di contatto. Le rocce calcaree (marmo, dolomite) cedono ioni bicarbonato, calcio, magnesio; le rocce contenenti gesso (solfato di calcio) cedono oltre al calcio anche lo ione solfato; gli ioni sodio e cloruro possono invece provenire da rocce contenenti cloruro di sodio. In certi casi il contenuto salino rimane pressoché costante nel tempo per qualità e quantità ed è tipico di quell’acqua.
L’acqua potabile è una soluzione di ioni (ione calcio, ione sodio, ione bicarbonato ecc..) ma quali sono i quantitativi ottimali degli ioni nell’acqua potabile? Dal punto di vista legislativo è stato definito, per molte delle sostanze che possono essere presenti nell’acqua, un valore limite o una “soglia di concentrazione” che non deve essere superata; se in un’acqua sono presenti uno o più composti in quantità superiore al valore limite, questa non presenta più i requisiti di potabilità.
La contaminazione di un’acqua può avere cause naturali o derivare dall’attività dell’uomo collegata ad insediamenti urbani, industriali o agricoli – zootecnici.
Le acque in bottiglia sono spesso fortemente pubblicizzate per particolari caratteristiche chimiche, ad esempio con scritture di tipo: oligominerale, favorisce la digestione, indicate per le diete povere di sodio ecc. Tali frasi possono indurre il consumatore a conclusioni sbagliate sui benefici o sull’effetto terapeutico dell’acqua acquistata.
Di seguito viene indicato il significato di alcune diciture più frequentemente presenti sulle etichette dell’acqua in bottiglia per rendere possibile una prima valutazione da parte vostra, ad esempio:
1. OLIGOMINERALE, tale scritta può esserci solo se il residuo fisso è inferiore a 500 mg/l.
2. PUO’ AVERE EFFETTI DIURETICI, tipico delle acque oligominerali con residuo fisso non superiore a 200 mg/l; sono causati dal basso contenuto minerale che induce una azione di “lavaggio delle vie urinarie” ed uno stimolo all’eliminazione di acqua rispetto alla quantità assorbita.
3. INDICATA PER LE DIETE POVERE DI SODIO; corrisponde ad acque con un tenore di sodio inferiore a 20 mg/l;
4. STIMOLA LA DIGESTIONE: qualità delle acque salso-solfato alcaline, solfureo-calciche e clorurate leggere; acque bicarbonate e acque carboniche.
L’acqua di Tortona combatte l’osteoporosi
Il residuo fisso è un indicatore dei sali minerali presenti in un’acqua. In base a tale valore le acque vengono classificate, secondo la normativa vigente, in acque oligominerali (residuo fino a 500 mg/l), minimamente mineralizzate (<50 mg/l) e ricca di sali minerali (>1500 mg/l). Le acque oligominerali con un residuo fisso <200 mg/l sono indicate essenzialmente per chi soffre di calcoli delle vie urinarie; le minerali possono avere differenti indicazioni secondo la tipologia della composizione. Un’acqua minimamente mineralizzata può essere adatta alla preparazione di alimenti per i neonati.
Il consumo di acque bicarbonato calciche, a residuo fisso medio alto, come quella dell’acquedotto di Tortona, rappresenta un validissimo aiuto per chi soffre di osteoporosi. Studi recenti hanno dimostrato che la biodisponibilità del calcio in queste acque è addirittura superiore a quella del latte e derivati, con valori di assorbimento pari al 40% della dose ingerita, secondo il Direttore del centro diagnostica e cura dell’osteoporosi di Roma, Andrea Fabbri.
La cosiddetta durezza è dovuta alla presenza dei sali di calcio e magnesio presenti nell’acqua; in genere è costituita da ¾ di sali di calcio e per ¼ di sali di magnesio. La durezza dell’acqua influisce non tanto sulla salute umana, quanto su quella delle condotte idriche, caldaie e elettrodomestici per gli accumuli di calcare che può innescare. Un’acqua “dura” fornisce un sapore più corposo e pastoso; inoltre più è “dura” maggiore è la quantità di detersivo necessario per il bucato. In Italia la durezza viene espressa in °F (Gradi Francesi) e classificata in acque dolci (15-20°F), acque di durezza media (20-35°F) e acque dure (>35°F). Un’acqua con tanto calcio e magnesio è indicata ovviamente per le diete in cui vi è maggiore necessità di tali oligoelementi (ad esempio, riparazione di fratture, gravidanza, carenza di calcio e magnesio).
Ma chi soffre di calcoli, che acqua dovrebbe bere? Qui dipende tutto dal tipo di calcolo che si tende a formare (e parliamo di calcolosi renale, per differenziarla da quella epatica). Per esempio, chi soffre di calcolosi di sali di calcio, dovrà ovviamente evitare acque molto ” dure “; chi soffre di calcolosi uratica o di cistinuria deve tenere più alcaline le urine, magari bevendo acque bicarbonatiche o carboniche. In generale, inoltre, sono consigliate le acque oligominerali per gli effetti diuretici (Residuo fisso <200mg/l).
Le analisi dell’acqua sono rese pubbliche
Sul sito di Gestione Acqua è possibile consultare le analisi dell’acqua per il territorio servito dall’azienda, in base al Comune dove avviene l’approvvigionamento. Tutti i valori sono ampiamente entro i livelli di legge prescritti, l’acqua è sottoposta quotidianamente ad analisi di monitoraggio. I dati sono visibili al link http://www.gestioneacqua.it/qualita-acqua-comune.asp
Una importante differenza fra l’acqua dell’acquedotto e quella in bottiglia consiste nel tempo di stoccaggio. L’acqua dell’acquedotto accumulata nel serbatoio viene immessa nella rete idrica entro le successive 24 ore. L’acqua in bottiglia invece viene stoccata presso l’impianto di confezionamento, poi nei magazzini grossisti, successivamente nei supermercati, ed infine arriva nelle nostre case. Il tempo tra i vari passaggi può, in questo secondo caso, superare anche i 6 mesi.
Per confrontare la qualità delle acque dal punto di vista chimico abbiamo riassunto i dati rilevati dal sito di Gestione Acqua, riportando anche i valori limite delle rispettive leggi
Annamaria Agosti
2 marzo 2014