“Adesso non esci di casa fino a quando non mi dici chi è il tuo amante e con chi ti vedi quando non stai con me.” Questa la minaccia che Alfonso D’Ursi avrebbe rivolto alla convivente di 42 anni dopo averla legata ed imbavagliata.
Sarebbe stata la gelosia, infatti, il movente che ha indotto il tortonese a segregare la moglie tra le mura domestiche.
E’ questa la tesi sostenuta dall’avvocato difensore Stefano Marenco di Acqui Terme nell’udienza che si è svolta martedì mattina presso il tribunale di Alessandria
“L’accusa di tentato omicidio – dice l’avvocato – non dovrebbe essere più presa in considerazione. Ho chiesto per il mio assistito che si tenga conto solo del reato di sequestro di persona che assorbe anche altri reati minori (lesioni e minacce- ndr) ed ho chiesto che gli vengano concessi gli arresti domiciliari. Si tratta in fondo di una persona incensurata che non ha mai avuto guai con la giustizia e che si è reso conto di non aver certo usato i modi adeguati.”
La decisione del giudice è attesa per giovedì mattina. D’Ursi a quanto pare sarebbe molto dispiaciuto di tutto quello che è successo: si è reso conto di aver rovinato forse per sempre la sua vita ed aver deteriorato irrimediabilmente un rapporto con la donna che amava che, a quanto pare, durava da circa 25 anni e con la quale oltre ad aver avuto un figlio ha diviso abitazione e tante altre cose, ma dice che non voleva certo ucciderla ma solo conscoere il nome del suo presunto amante.
Una vita costruita insieme con l’apertura anche dell’officina a Spineto di cui D’Ursi è titolare, una vita che sembrava aver preso la giusta direzione ma che poi giorno dopo giorno è cambiata fino ad arrivare al punto di non ritorno.
18 febbraio 2014