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LETTERE IN REDAZIONE: Annamaria Agosti mette in evidenza altri problemi sul biodigestore per Tortona

biodigestore - IEgregio Direttore,

oltre ai già discussi disagi riguardo un possibile impatto odoroso del biodigestore, vorrei partecipare i lettori di alcune considerazioni aggiuntive, sviluppate su ulteriori punti “critici” che ho esaminato.

In questa lettera identifico tre elementi chiave: l’efficacia delle argomentazioni presentate dal Comune di Tortona a suffragare il parere negativo all’insediamento, la possibile ricaduta in termini occupazionali sul territorio, e gli sviluppi sulla viabilità, con il conseguente impatto in termini di particolato atmosferico, le famigerate “polveri sottili” su cui, in passato, mi sono già soffermata.

Il vincolo urbanistico un clamoroso autogol?



Dicembre 2012: Prima conferenza dei Servizi, l’Amministrazione Comunale di Tortona solleva la questione della non conformità dal punto di vista edilizio, in quanto il progetto d’impianto in esame prevede per il gasometro ed il biodigestore uno sviluppo in altezza non compatibile, dal punto di vista urbanistico, con il piano regolatore. Sono entrambi troppo alti, il progetto non rispetta il vincolo dei 10,5 metri previsti per la zona agricola A2, dove è previsto l’insediamento sia del reattore di fermentazione che del gasometro, e non è ammissibile concedere deroghe al PRG.

Se questo, nelle intenzioni del Sindaco, doveva essere un punto di forza, nella realtà dei fatti si è invece trasformato in un insidioso cavallo di Troia. I solerti imprenditori altoatesini presentano, alla successiva conferenza, una puntuale modifica al progetto. Per rientrare nei vincoli imposti dal Piano Regolatore e mantenere la stessa produttività, abbassano l’altezza del biodigestore, interrandolo parzialmente per tre metri sotto la superficie del terreno, ed anziché un unico reattore di fermentazione, ne vengono previsti due. Il tutto, senza diminuire la capacità produttiva dell’impianto. Il gasometro invece è stato mantenuto unico, ne è stata ridotta l’altezza allargandone la superficie di ingombro sul terreno e rispettandone la volumetria inizialmente preventivata.

Il nuovo progetto è perfettamente allineato con le prescrizioni urbanistiche vigenti e viene approvato dalla Conferenza dei Servizi, ma i potenziali punti di emissione odorosa, adesso, sono raddoppiati.

Risultato parziale: Ladurner vs. Comune di Tortona 1 – 0 (autogol dell’Urbanistica)

Posti di lavoro? Una pia illusione

Essere sotto di un gol a metà partita non significa, automaticamente, l’averla persa. Anzi, si guarda avanti con rinnovati stimoli, per cogliere le migliori occasioni di recupero. Si valutano le opportunità a venire, e ci si lascia alle spalle le occasioni sprecate.

Proviamo allora a vedere il bicchiere mezzo pieno: qualora l’impianto si dovesse fare, porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro sul territorio. Sembra l’unico aspetto positivo rimasto, per guardare con maggior favore al progetto, perché la nostra zona ha una cocente, ed insaziabile, fame di lavoro.

Forse, questo aspetto potrebbe stemperare l’amarezza dell’Amministrazione Comunale, per non essere stata sufficientemente ferma nel proposito di fermare il nuovo insediamento.

Nella presentazione iniziale dell’impianto, non veniva fatta menzione riguardo il numero di addetti. Alle precise richieste pervenute da parte della ASL di Alessandria, Ladurner presenta ampia documentazione integrativa, compreso il numero di risorse impiegate nell’impianto.

Il biodigestore, anzi, i due biodigestori, possono funzionare a pieno regime, smaltendo 35mila tonnellate annue di rifiuti organici e 7mila tonnellate di frazione verde, più i fanghi, con un totale di soli 8 addetti: 1 capoturno, 1 addetto all’amministrazione, 2 addetti alla manutenzione, 3 palisti, 1 addetto generico.

Appare, ovviamente, risibile la ricaduta in termini occupazionali sul territorio, a fronte di uno smaltimento annuo di rifiuti che è il doppio del biodigestore di Novi Ligure, e con il quale, sarà verosimilmente in competizione, per “aggiudicarsi” i quantitativi di frazione organica previsti dal piano produttivo, nel perseguimento degli obiettivi aziendali.

L’ultimo barlume di ottimismo si spegne, il sogni della “miniera d’oro” sono ridimensionati, scontrandosi contro una realtà che si delinea ben diversa. Si erano forse fatti i conti senza l’oste; e l’oste in questo caso è una tecnologia avanzata e specialistica, squisitamente altoatesina, orientata alla migliore ed ottimale razionalizzazione delle dinamiche interne.

Risultato definitivo: Ladurner vs. Comune di Tortona 2 – 0

Forse, come ben accennava un lettore di cui ho letto la testimonianza pubblicata sul Suo giornale, si poteva fare di più, e meglio.

Forse, si dovevano affrontare le Conferenze dei Servizi con dati concreti alla mano, con riscontri oggettivi, non bastava dire “Non lo voglio perché potrebbe puzzare”.

Forse, questa vicenda ci insegna – a tutti – quanto siano fondamentali due fattori, per essere veramente persone in grado di rappresentare e difendere il proprio territorio: l’umiltà di saper chiedere ed accettare consigli, da parte della politica, e l’onestà intellettuale di poterli dare, senza alcun risvolto personale o politico, da parte degli ambientalisti.

Annamaria Agosti

9 febbraio 2014

 

 

 

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