All’inizio di febbraio sono stati editi due libri scritti da castelnovesi, Gianfranco Isetta e Giordano Stella.
Seguendo i propri filoni produttivi, Gianfranco ha pubblicato una raccolta di poesie mentre Giordano Stella “Silvio Pellico”
Il libro ha una caratteristica curiosa poiché, prendendo spunto dal fatto che nel 1948 Gandhi viene assassinato e nello stesso anno Ganxhe Bojaxhiu (Bocciolo), che è divenuta poi Maria Teresa del Bambin Gesù, giunge a Calcutta e inizia la sua attività missionaria, dedica uno spazio quasi pari ad entrambi i personaggi. Personaggi fondamentali nella storia dell’India e nello stesso tempo per l’umanità intera. Uno per le scelte di vita che si sviluppano in Sudafrica e in India, per le prove di sacrificio e di costanza nel combattere con la parola e l’esempio contro difficoltà gigantesche e a favore del riscatto dei popoli dalle oppressioni. L’altra per il carisma che l’avvolgeva nel suo dedicarsi interamente, lei così fragile fisicamente, ai deboli, ai malati e ai poveri.
Entrambi avevano nella loro formazione una forte caratterizzazione religiosa, apertissima a tutte le altre fedi, ma soprattutto la convinzione che un essere umano si realizza solo donando tutto se stesso al prossimo, chiunque esso sia.
Giordano segue le vicende di Madre Teresa dalla nascita a Skopje, una città che imparammo a conoscere come capitale della Macedonia quando un terribile terremoto la rase al suolo nel 1963.
Ed ecco la sua famiglia, la morte del padre, gli studi, la vocazione, l’adesione alla Congregazione di Loreto che aveva sede a Dublino, il suo viaggio verso l’India nel 1928, e via via raccontando, sino alle sue ultime proposte, quelle dell’impegno per aiutare gli ammalati di AIDS, indifferente ai poveri di spirito che le facevano notare come in gran parte fossero omosessuali, o per aiutare l’inserimento nella società delle migliaia di prostitute extracomunitarie sfruttate nei bassifondi delle città e anche della stessa Roma (impegno che suggerì a Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio romano, nel maggio del 1997, quattro mesi prima di cedere al cancro che la svuotava di forza fisica, ma non certo di passione).
Un libro, come tutti quelli di Giordano, che si legge con piacere.
Un solo appunto marginale, non all’autore ma all’editore: un po’ più di attenzione al momento della correzione delle bozze.
Infine, un invito.
So che Giordano ha un lungo dattiloscritto in cui ha raccolto tutta una serie di vicende castelnovesi raccontategli da Camillo Stramesi. Mi pare che le abbia titolate “Le storie di zio Camillo”. Sono un gioiellino di arguzia, di spirito, di battute salaci, di vicende anche tragiche ma vere. Sarebbe proprio ora di riprenderle in mano e pubblicarle!
Antonello Brunetti
12 febbraio 2014