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TORTONA: Casi di bullismo nelle scuole tortonesi. Un genitore costretto a cambiare scuola al figlio


Pubblichiamo di seguito la lettera di un genitore giunta in redazione che segnala casi di bullismo nei confronti del figlio/a avvenuta nelle scuole tortonesi.

Ovviamente abbiamo omesso non solo l’identità del genitore, ma anche l’età del figlio/a per tutelare la legge sulla privacy, ma è indubbio che si tratta di una situazione grave che purtroppo non si verifica solo nelle scuole della zona.

Una situazione che spesso non viene trattata nei giusti modi dagli insegnanti e per diretta conoscenza, possiamo affermare che non si tratta di un unico caso isolato.

Di seguito la lettera:

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 Egregio Direttore,

tutti parlano del bullismo come di una piaga presente nell’età scolare, tutti lo condannano a prescindere, ma quando si verificano degli episodi reali, all’interno di una scuola, come viene gestito il problema?

Una volta accertato tale comportamento, si minimizza, si mette a tacere, per “preservare il buon nome della scuola”, o si affronta la situazione con fermezza, prendendo provvedimenti, proprio per “mantenere il buon nome della scuola”? E quali interventi si mettono in atto?

Le partecipo la mia esperienza diretta e vissuta, in due realtà scolastiche cittadine messe a confronto.

 Scuola 1: L’episodio viene accertato sia dal racconto della “vittima”, che per stessa ammissione del “bullo”, dopo che la famiglia del ragazzo/della ragazza preso/a di mira ha chiesto spiegazioni e interventi all’Istituto. La famiglia della “vittima” viene rassicurata, viene ribadita la tolleranza zero verso questi comportamenti, ma alla fine, tutto naufraga in un nulla di fatto. Una “lavata di capo” al bulletto, la minaccia di tenerne conto nella formulazione del voto di condotta al termine del quadrimestre, stop. Gli episodi continuano, anche al di fuori della scuola. La vittima, esasperata, si ritira dalla frequentazione.

 Scuola 2: I primi episodi di lieve entità vengono affrontati con richiami verbali. L’escalation delle vessazioni continua, gli insegnanti hanno la sensibilità e l’attenzione per cogliere la gravità del problema che rischia di radicarsi, interviene il Direttore a comminare tre giorni di sospensione al più indisciplinato del gruppo, un giorno di sospensione a coloro che, per emulazione, lo imitano. A tutte le famiglie, il giorno stesso, arriva a casa una lettera, a firma del Direttore, con il resoconto sia dei provvedimenti adottati, che l’invito alle famiglie alla massima attenzione e collaborazione con la scuola nel contrastare questi comportamenti. I ragazzi vittime di atti di bullismo si sentono tutelati e protetti, e continuano la frequentazione scolastica con ancora maggior serenità e fiducia nell’istituzione scolastica.

 

In quale di questi due scenari, vorreste che studiassero i vostri figli?

Anche qualora i vostri figli fossero i bulli, e non le vittime?

Intervenire sul bullismo è responsabilità paritaria tra famiglia e scuola, deve, e sottolineo, DEVE essere affrontata nel bene dei ragazzi, siano essi aguzzini o bersagli. Dalla scuola come intervento educativo, e supportato a casa dall’attenzione della famiglia.

I figli non sono pacchi postali da scaricare a scuola e dimenticarsi per alcune ore della loro esistenza. I figli, talvolta, hanno comportamenti diversi, tra come si relazionano a casa e come si atteggiano a scuola. Per questo, sono prioritari dialogo e collaborazione tra scuola e famiglia. Allo stesso modo, è importante che la scuola non si nasconda dietro a un dito, quando vi siano problemi, questi vanno affrontati. Le famiglie contano su questo, e non solo sulle parole o sulle promesse.

Nella narrazione sono stati, volutamente, estromessi riferimenti alle due scuole, sia per l’ordine che per il grado. Gli istituti interessati, si riconosceranno nel racconto, e tanto basta. Sapere quale sia la scuola 1 rappresenta solo una curiosità morbosa, la certezza è che ognuno sappia imparare dai propri errori e, quindi, episodi così tristi, in quell’istituto, non ne capiteranno più. O perlomeno, questo è l’auspicio.

 Un genitore


24 gennaio 2014

 

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