giovani pc facebook - ICon l’avvento dei social net work si ha oramai la facile possibilità, alla portata di tutti, di essere presenti con un click nel mezzo di una discussione generale e con questo semplice gesto ci pare di avere un posticino politico all’interno della società.

E così a molti, quasi legittimati da questo semplice atto, pare che esternare pubblicamente ogni “mal di pancia” rappresenti una dimostrazione di attività e impegno politico.

Insomma metto un “like” e divento un protagonista della vita politica nazionale e locale; questo non fa che produrre nelle menti più deboli una specie di licenza a potenziare le parti più istintive e viscerali di una mai risolta personalità.

Questi atteggiamenti si sono da poco ripetuti in occasione della malattia di Bersani quando hanno avuto via libera in modo alquanto inquietante le opinioni più becere e dissacranti, tali da seppellire persino le normali norme di buona educazione.

Ma dobbiamo assolutamente far presente che questa non è politica.

La politica è l’arte di governare, di rappresentare e amministrare i bisogni di una comunità, piccola o grande che sia.

Dobbiamo diffidare di chi predica la semplificazione in politica perché spesso questa ottica non porta alla semplificazione ma all’approssimazione, all’incompetenza ed all’improvvisazione.

Chi fa politica deve apprendere innanzitutto le capacità di analisi delle questioni economiche, sociali ed etiche del territorio e non può permettersi atti leggeri, pedestri ed impulsivi. Non può preparare la sua formazione sulla pelle dei cittadini né può avere altri scopi se non quello di porre il proprio operato al servizio della collettività.

La politica è passione, competenza, responsabilità, onestà e dovere.

Non si diventa un “politico” perché si lavano bene i bicchieri alla festa del partito e neppure se siamo gli ultimi a chiuderne le porte della sede. Questo caso mai dovrebbe farci diventare bravi custodi di masserie o camerieri di sala.

Eppure ormai capita proprio l’opposto.

Siamo abituati a vedere, purtroppo, come un autista solerte e compiacente quale Belsito divenga il tesoriere di uno dei principali partiti italiani. Ma questo modo di vedere la politica è un abbaglio di cui dobbiamo liberarci

Non diventiamo “politici“ se azzecchiamo un post su un social network e riceviamo tanti “mi piace”.

Non diventiamo “politici navigati” se stiamo in un angolo e cerchiamo di raggirare la gente sorridendo con i nostri stivaletti a punta ed un’espressione remissiva.

Noi possiamo essere bravi politici se ci impegniamo in un progetto di governo funzionale, credibile e vantaggioso per la comunità.

Un tempo l’impegno politico era gravoso, faticoso. Si sentiva il peso di chi faceva politica. Prima di ricoprire cariche importanti si faceva la gavetta e si frequentava una vera e propria scuola presso le sedi dei partiti. Si imparava ad avere a che fare con le leggi, i regolamenti le procedure amministrative. A confrontarsi e discutere, cercando di convincere con le proprie opinioni. Adesso tutti si credono in grado di amministrare: igienista dentale o commessa di un discount (senza nulla togliere a chi svolge questi lavori con responsabilità), diminuendo sempre più il livello culturale e la competenza di chi si occupa della cosa pubblica

Invece la politica mi fa artista nell’atto di creare un‘opera d’arte che è la vita di una città. L’arte modifica la vita, la trasfonde, la rivoluziona, la migliora, la evolve e soprattutto la definisce.

Quindi, cominciamo a distinguere i personaggi dei social sempre pronti a far passare le proprie ambizioni come fossero dottrine politiche da quelli che invece lavorano per le nostre città con competenza e dedizione navigando a fatica in questo mare in burrasca che è la situazione attuale del nostro Paese.

Antonella Salera Presidente Associazione Made in Valenza


16 gennaio 2014