La notizia arriva da fonti ufficiali e a segnalarla è una nostra lettrice, Annamaria Agosti, che pone in evidenza un grosso problema: perché l’elenco dei siti è solo in parte pubblico?
Perché non si sa dove sono ubicati e a che punto sono le eventuali fasi di bonifica?
E perché non si conosce la tipologia delle sostanze e i possibili effetti nocivi che queste possono avere per l’ambiente e per l’uomo?
Buona lettura….
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Egregio Direttore,
il recentissimo episodio avvenuto a Rosano, con lo sversamento di sostanze verosimilmente inquinanti nel torrente Curone, porta sotto le luci dei riflettori la situazione dei siti contaminati in provincia e l’accesso alle informazioni ad essi correlate.
Forse non tutti sanno che l’Anagrafe Regionale dei Siti contaminati conta, alla data del più recente aggiornamento datato 4 dicembre 2013, ben 110 criticità in tutto l’Alessandrino.
L’elenco dei siti oggetto di procedimento di bonifica e ripristino ambientale, e degli interventi realizzati per la relativa messa in sicurezza, è di pubblica consultazione solo per alcune parti, ed i contenuti sono resi fruibili solo dopo la chiusura dell’intervento.
Il servizio di consultazione al sito http://www.regione.piemonte.it/ambiente/bonifiche/servizi/al/alessandria.htm viene aggiornato periodicamente ogni 4 mesi e permette di visualizzare una selezione dei – purtroppo – numerosi dati archiviati, ed una mappa a base provinciale relativa all’ubicazione dei siti sotto monitoraggio.
In tal modo gli utenti possono visualizzare l’elenco dei siti contaminati, ordinati per Provincia, e consultare le informazioni relative alle matrici contaminate ed agli inquinanti presenti.Peraltro, come cittadini, si può accedere unicamente alle informazioni sugli interventi con bonifica conclusa.
Pur comprendendo la rigidità della prassi burocratiche e procedurali, ed il non voler creare esagerati allarmismi, ritengo inaccettabile, come cittadina, che le comunicazioni pubbliche avvengono solo a intervento concluso. Uno scampato pericolo non è sinonimo di totale assenza di pericolo.
I rischi per la salute della popolazione possono essere molteplici, e non si tratta di lanciare allarmi infondati.
E’ la convenzione di Aarhus, emanata dall’Unione Europea, a stabilirlo. All’articolo cinque, comma “C” recita: «In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia».
Solo con una migliore comunicazione e cooperazione tra Enti preposti e la popolazione esposta a fattori di rischio, è possibile creare sinergie utili a garantire la qualità di vita.
Un maggiore coinvolgimento ed una più forte sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dei problemi di tipo ambientale conduce ad un miglioramento della protezione dell’ambiente, nella salvaguardia del diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle future, di vivere in un ambiente atto ad assicurarne la propria salute ed il proprio benessere.
Chiedere di essere cittadini consapevoli non è una pretesa infondata, è un diritto.
Annamaria Agosti
30 gennaio 2014