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SALE: “Governo irresponsabile” e per protesta il sindaco Barco toglie la bandiera italiana dal Comune


Barco toglie la bandiera dal Comune

Per legge all’esterno di ogni ufficio pubblico deve sventolare la bandiera italiana, ma i salesi quasi non si riconoscono più in uno Stato che vessa continuamente i cittadini e lo fa attraverso i Comuni costretti ad alzare le tasse locali a causa dei continui taglia da parte del Governo che sta lasciando soli i Comuni.

Questa in sintesi, la motivazione che ha portato il Comune di Sale, nella giornata di sabato, ad una protesta per certi versi clamorosa, cioè togliere, per una settimana, la bandiera italiana dall’esterno del palazzo comunale e portarla nella sala consiliare “per proteggere – dice il sindaco Pier Angelo Barco – il simbolo più sacro dell’unità della nazione e dei cittadini italiani”.

L’azione messa in atto dal Comune di Sale come atto simbolico di protesta ed è la conseguenza di una mozione proposta dal consigliere Marco Goggi approvata all’unanimità nell’ultima seduta del Consiglio comunale di cui copia è stata inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.

Mozione che pubblichiamo integralmente di seguito nella quale vengono elencate dettagliatamente tutte le ragioni che hanno portato il Comune ad un atto di “disubbidienza” alle norme in vigore.

 IL TESTO DELLA MOZIONE

OGGETTO: Mozione ai sensi degli artt. 59, 60, 61 e 62 del Regolamento di funzionamento del Consiglio Comunale.
Esposizione della bandiera della Repubblica Italiana.

La bandiera messa nella sala del consiglio

Rilevato che dall’analisi e dall’applicazione degli atteggiamenti normativi messi in atto dallo Stato centrale in materia di fiscalità locale e della serie ininterrotta di tagli ai trasferimenti dello Stato a favore degli Enti locali, si evince:

l’irresponsabilità da parte del Governo e del Parlamento nell’attuare una politica fiscale vessatoria nei confronti dei singoli e delle famiglie, già oberate dagli effetti della crisi economica in atto nel Paese;
l’irresponsabilità da parte del Governo e del Parlamento nel demandare agli Enti Locali il ruolo di “mero esattore”, peraltro a fronte di continui ed insostenibili tagli al cosiddetto “Fondo di solidarietà” (trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali);
l’irresponsabilità da parte del Governo e del Parlamento nel non attuare una seria politica di riforma della spesa pubblica centrale e la mancanza di incisive riforme di moralizzazione della classe politica dirigente;
la precaria situazione di innumerevoli Enti Locali (Comuni) i quali, a fronte di una potenziale “sopravvivenza contabile equilibrata”, si ritrovano, invece, in una situazione indotta di sostanziale “pre-dissesto” non imputabile alla propria gestione amministrativa, con gravi conseguenze per l’attuazione di efficaci politiche socio-assistenziali e di sostegno alla vita delle famiglie;
l’impossibilità da parte dei Comuni ad intervenire in situazioni di estrema necessità quali, ad esempio, interventi socio-assistenziali, i servizi alla persona, il controllo e la messa in sicurezza del territorio, la messa a norma degli edifici pubblici di propria competenza, e ciò pur con la disponibilità di risorse economiche proprie, ma congelate da normative derivanti essenzialmente da norme (blocco dell’utilizzo dell’”avanzo di amministrazione” ed applicazione del cosiddetto “patto di stabilità”) oggettivamente inadeguate al momento storico che stiamo vivendo.
Rilevato inoltre che, dall’analisi e dall’applicazione degli atteggiamenti normativi messi in atto dallo Stato centrale in materia di fiscalità, potrebbe discendere un netto contrasto:
con quanto sancito dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana, laddove si definisce che ”La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”;
con quanto sancito dall’art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana, laddove si definisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”;
con quanto sancito dall’art. 5 della Costituzione della Repubblica Italiana, laddove si definisce che “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.”;
con quanto sancito dall’art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana, laddove si definisce che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”;
con quanto sancito dall’art. 114 della Costituzione della Repubblica Italiana, Parte II, Titolo V, laddove, tra l’altro, si definisce che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.”;
Rilevato che, quanto sopra, potrebbe altresì ledere il principio di pariordinazione fra componenti istituzionali della Repubblica;
Visti:
la Costituzione della Repubblica Italiana ed, in particolare, il suo art. 12;
la Legge 5 Febbraio 1998, n. 22 “Disposizioni generali sull’uso della bandiera della Repubblica Italiana e di quella dell’Unione europea”;
il Decreto Presidente della Repubblica 7 Aprile 2000, n. 121 “Regolamento recante disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica Italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici”;
il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 2006 “Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche”;
la Circolare del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del 26 gennaio 2011 “150 anni dell’Unità d’Italia – Decoro delle bandiere esposte all’esterno degli edifici pubblici”;
il Codice Penale ed, in particolare, il suo art. 292, così come modificato dall’art. 5 della Legge 24 febbraio 2006, n. 85;
INVITA
il Consiglio Comunale:
a valutare l’applicazione, mediante puntuale deliberazione, di una manifestazione di dissenso nei confronti del Governo e dello Stato centrale consistente nella sospensione temporanea dell’esposizione della bandiera della Repubblica Italiana da tutti gli edifici pubblici di competenza comunale, come atto simbolico di protesta;
a motivare il gesto come atto di protezione della bandiera, sacro simbolo dell’unità della Nazione e di tutti i Cittadini Italiani;
a sospendere l’esposizione della bandiera per una settimana, dal giorno 21 dicembre 2013 al giorno 28 dicembre 2013;
a dare mandato agli Uffici comunali di custodire la bandiera, avendo cura che nessuno distrugga, disperda, deteriori, renda inservibile o imbratti la stessa;
a dare mandato agli Uffici comunali  affinché venga comunque assicurata l’esposizione della bandiera nelle giornate:
7 gennaio (festa del tricolore),
11 febbraio (patti lateranensi),
25 aprile (liberazione),
1° maggio (festa del lavoro),
9 maggio (giornata d’Europa),
2 giugno (festa della Repubblica),
28 settembre (insurrezione popolare di Napoli),
4 ottobre (Santo Patrono d’Italia),
4 novembre (festa dell’unità nazionale);
24 ottobre (giornata delle Nazioni Unite) unitamente alla bandiera delle Nazioni Unite;
in altre ricorrenze e solennità secondo direttive emanate caso per caso dal Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero, in ambito locale, dal Prefetto.
a trasmettere la Deliberazione al riguardo assunta alle seguenti Autorità:
Presidenza della Repubblica Italiana;
Presidenza del Consiglio dei Ministri;
Prefettura di Alessandria.
 22 dicembre 2013
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