A distanza di 14 anni dalla scomparsa è giusto celebrare di Monsignor Remigio Cavanna, per tutti Don Remigio autore tra l’altro di un “Racconto di Natale” nostrano.
Il Racconto di Natale era un frangente di vita vissuta, quando il nostro giovane era a casa per trascorrere la Festa più importante dell’anno fra la sua gente, i suoi cari congiunti, un modo per trasmettere il calore degli affetti, nel contempo sottolineare quanto era difficile l’esistenza di quei tempi.
I racconti di Natale, scritti di suo pugno, rispecchiavano la realtà di quel tempo, con le tenerezze di allora, la vita laboriosa nelle campagne in cui traspariva sempre l’amore per il prossimo.
È stato un sacerdote un po’ particolare in quanto esprimeva il suo pensiero tramite le righe del giornale La Voce alessandrina, levando la sua penna contro le ingiustizie, laddove emergeva il suo carattere difficile perché proprio traspariva un carattere. Il suo.
La disponibilità era sempre presente, ogni occasione era il momento opportuno per consigliare, aiutare, in tanti anni al servizio della Chiesa, poi della Stampa Locale, dov’era ritenuto un pilastro.
Si ricordano con nostalgia quei nei faticosi momenti della redazione, in particolare Don Remigio garantiva un posto in Paradiso riservato ai collaboratori della Redazione La Voce Alessandrina; una maniera per invitare a proseguire serenamente, fors’anche per invogliare se stesso nel compiere il dovere dell’informazione a cui mai è mancato.
Più volte rispondeva a chi domandava il perchè, il come partecipare alle funzioni celebrate in una località di lingua diversa dall’italiano. Rispondeva: non è necessario comprendere le parole del celebrante, è importante partecipare alla preghiera con convinzione, comprendere i vari passi della Santa Messa, in ogni sua parte, anche in terre lontane.
Il problema è attualissimo, quasi più oggi di allora, nella fattispecie scambiata in cui sono parecchi i sacerdoti provenienti dalle più svariate, lontane parti del globo, venuti nella nostra Penisola a compiere la loro Missione.
La sua figura è ancora presente nella nostra città, ci è vicino, pare ancora di udire i suoi passi in via Dante.
Eppure le sue esequie si sono svolte in quell’aprile 2001, in una freddissima giornata piovosa.
Franco Montaldo
23 dicembre 2013