La rubrica Studi e Ricerche si apre con la monografia di Giuseppe Rocca, che si sofferma sulla rete dei castelli dell’Alto Monferrato. Insediamenti di notevole interesse storico-culturale che, inseriti in un contesto paesaggistico di pregio possono costituire, nel rapporto uomo-natura, un importante fattore di sviluppo e di accelerazione nei processi di valorizzazione turistica di una microarea di confine, ormai da circa due secoli inclusa nel Piemonte sud orientale, che è stata però soggetta al Ducato di Milano, ai Monferrato, alla Repubblica di Genova. Area coincidente in buona parte con i territori gravitanti sui poli urbani di Acqui, Ovada e Novi.
Davide Ferraris, nel suo lavoro relativo alla Compagnia di Gesù a Novi, recupera le tracce di una breve a ormai lontana presenza. Tracce storico-archivistiche, archeologiche, iconografiche in qualche caso a malapena percepibili (negli ultimi anni del XVIII secolo l’edificio che ospitava il Collegio dei Gesuiti fu adattato a sede delle carceri), fra le quali emerge peraltro la tela di Andrea Pozzo, illustre interprete della pittura barocca, di cui si conserva a Novi la pala d’altare che raffigura la predica di San Francesco Saverio, attualmente fruibile nell’insigne Collegiata di Santa Maria.
Seguono due testimonianze su Predosa che rimandano a tempi lontani, a condizioni esistenziali ormai cancellate e pressoché dimenticate. Dino Oddone si sofferma sul lavoro e le abitudini di vita dei predosini del passato, e ne emerge una constatazione sorprendente, che riferiamo con le stesse parole dell’autore: “in un paese notoriamente di tradizione agricola […] un solo “bifolco” si trova in tutto l’Ottocento [negli atti ufficiali, n.d.r.], e quattro, di cui uno non predosino, nel Novecento”.
Una visione calata nella realtà del paese, anche se filtrata nel ricordo di un “forestiero”, ci giunge invece dalla nota dell’avvocato Paolo Cugurra, che, ragazzino, trascorreva l’estate con la famiglia a Predosa, e ne conserva viva e coinvolgente memoria. Il pittore Cesare Viazzi, che percorreva “le vie meno frequentate, verso la campagna, sempre solo, con l’aspetto cogitabondo di un grande artista […] perennemente assorto nella visione della sua realtà che aveva varie volte interpretato con impareggiabile talento”, ma soprattutto gli amici d’infanzia, le sgroppate in bicicletta, l’abbacinante calura dell’estate, “che invitava ad una sensualità pigra e fantasiosa”…
Alcune notizie desunte da fonti archivistiche inedite, relative a Padre Pietro Repetto di Voltaggio, fondatore della Pinacoteca dei cappuccini, sono proposte dal redattore delle presenti note, mentre Marcello Ghiglione si sofferma sulla figura del condottiero francese Ives d’Alegre, al servizio di Luigi XII, al quale il sovrano aveva assegnato in feudo la località di Pozzolo Formigaro, sottraendola ai precedenti signori della famiglia Attendolo.
Chiude la rubrica “Studi e Ricerche” un saggio postumo dell’architetto Vittorio Morasso – discendente dalla nota famiglia di industriali tessili, scomparso in età giovanile – relativo ad un’ipotesi di restauro della parrocchiale di Gavi. Il documento, datato 1954 e gentilmente messo a disposizione del Centro Studi, è corredato da foto d’epoca delle strutture della chiesa di San Giacomo Maggiore e dai disegni originali elaborati dal professionista. Anche se il progetto non venne realizzato totalmente, alcune indicazioni suggerite dall’architetto Morasso furono recepite nelle successive fasi di recupero edilizio del monumento.
Per la rubrica “Storia e memoria del Novecento” Italo Semino ha condotto un’accurata ricerca sui caduti della prima guerra mondiale elencati nelle lapidi del monumento ossario del cimitero comunale di Novi Ligure. L’autore, analizzando e confrontando i dati desunti da fonti diverse (bibliografiche, epigrafiche, archivistiche) su 199 caduti elencati nelle lapidi del cimitero ne ha identificato 194, in gran parte ricoverati nell’ospedale militare di Novi e deceduti per ferite riportate in combattimento o per malattia. Fra coloro che sono stati identificati (per cinque non è stato possibile reperire alcun riscontro), figurano soltanto 13 giovani nati nel comune di Novi Ligure, mentre 181 provengono da altre regioni d’Italia. Lavoro meritorio, quello di Italo Semino, Ufficiale degli Alpini, che ha recuperato i dati essenziali di una tragedia collettiva, insieme ricordo e monito.
Il saggio di Irene Maniscalco relativo alle testimonianze epigrafiche in cui figurano militari della IX regio – piemontesi, diremmo oggi – stanziati nelle province imperiali di età augustea, si apre con un brano in latino di Cornelio Tacito a cui segue una serie piuttosto nutrita di “uomini in armi”. Soldati romani chiamati ad abbandonare le loro case ed i loro affetti per recarsi lontano, i più fortunati in Italia; la maggior parte sparpagliati nel variegato mondo delle inospitali province di confine, dove erano stanziate le diverse guarnigioni. Troviamo così legionari, pretoriani, urbaniciani originari di Dertona, Forum Fulvi, Valentia, Libarna, Vardacate sparsi nei territori dell’impero, in Europa, Africa, Asia, dove quasi tutti ebbero breve o brevissima vita – non altre i quarant’anni, come mostrano i reperti epigrafici sopravvissuti al trascorrere dei secoli.
Questo numero della Rivista – natalizio, e cogliamo l’occasione per augurare ogni bene agli associati e ai lettori – si chiude con le consuete rubriche. Alle poesie dialettali, alle ricette “nostrane” e alle recensioni di alcuni tra i numerosi volumi pervenuti in redazione, seguono le pagine dedicate a “Fatti e persone”, nelle quali vengono evidenziati due eventi culturali che hanno visto protagonisti esponenti del nostro Centro Studi: la mostra dedicata a Paolo Giacometti, con il catalogo redatto da Mathias Balbi e Andrea Sisti, e il volume che raccoglie gli atti del convegno relativo agli Umanisti in Oltregiogo, a cura di Gianluca Ameri.
Le pagine finali – last but not least, ovviamente – sono dedicate alla cronaca dell’assegnazione del Premio Torre d’Oro 2013 a Valerio Binasco, attore – regista cinematografico e teatrale, docente di recitazione, protagonista tra i più apprezzati della scena italiana, che per l’occasione ha manifestato il profondo legame con la sua città. Il curriculum che segna le tappe del suo percorso professionale – e i lettori potranno apprezzarlo alle pag. 93-95 della Rivista – non necessita di commenti, e colloca Valerio Binasco tra gli attori e i registi più qualificati della nuova generazione.
26 dicembre 2013