In questi giorni, parlando con un amico di sinistra, si discuteva della grave apatia che aveva colpito tutta quell’area, appunto, di sinistra che non riusciva a ritrovarsi nelle politiche folli che sta attuando ormai da anni il Partito democratico prima affiancandosi a Monti e poi con Letta.
Per il mio amico era necessario screditare le sue scelte e per me invece era necessario attuare delle iniziative che fossero in grado, esse stesse, con la loro efficacia di screditare le azioni finora condotte.
Gli ultimi avvenimenti hanno ormai superato queste riflessioni.
C’è stato chi non poteva più aspettare avendo avuto fin troppa pazienza.
Inizialmente si è trattata della mobilitazione di quelle categorie più colpite da queste politiche piegate alle multinazionali ed ai grandi colossi bancari,ossia le piccole imprese, gli artigiani, i disoccupati, i cassintegrati.
Poichè non riuscivo a individuarne gli obbiettivi, malgrado sentissi fortemente il disagio e la rabbia che le manifestazioni emanavano, me ne stavo in silenzio a guardare.
E’ chiaro che inizialmente la protesta è stata guidata da una parte politica ben definita che è l’estrema destra, ma questo non toglie che sono riusciti, come si dice ad intercettare la disperazione delle persone .
Non possiamo quindi prendercela con l’estrema destra se per prima ha risposto al dolore ed alla rabbia dei nostri lavoratori.
Anzi, chi aspettava, chi cercava di vedere il lato buono di questa politica , chi pensava che le cose si potessero aggiustare, come me, per esempio, ha sbagliato.
Cosa ha fatto di noi il sistema?
Ci ha abituati all’ infelicità.
Ci ha abituati alla rinuncia attraverso la stretegia della gradualità.
Ha cominciato a dirci, per esempio che i contratti non potevano essere rinnovati a causa della crisi.
Noi dipendenti pubblici, infatti, siamo stati buoni buoni ad accettare che per dieci anni non ci rinnovassero il contratto ed ancora ora il nostro contratto è fermo come sono immobili i nostri stipendi.
Ha poi gradatamente imposto regolamenti e tributi impopolari additando la causa alla grave crisi. (ma il governo a nulla ha rinunciato! nè a privilegi, nè a stip0endi milionari )
Ci ha distratto con spettacoli ameni imponendoci dei modelli omologati in modo da poter individuare più facilmente il diverso
Non ci ha informato affatto sui vari meccanismi legati il gruppo di Bilderberg e la Commissione Trilaterale.
Men che meno sappiamo bene cosa sia il fiscal compact o il MES ossia il meccanismo europeo di stabilità, una vera mannaia sulle teste della gente.
Ed ancora ci ha fatto credere che fossimo noi i colpevoli. Noi che non siamo stati capaci di far sopravvivere le piccole aziende, noi che non siamo capaci di trovare lavoro, noi che siamo giovani bamboccioni.
Ma riconoscere questo non è sufficiente .
E neppure tirarsene fuori mi pare una buona idea.
Perchè, in questo modo, ignorando e disconoscendo questa protesta la si lascerà in mano ai più violenti . Non si scredita un evento di questo valore restando a guardare , ma invece cercando di starci in mezzo e dando un apporto costruttivo ed involutivo.
Non so certamente in che modo, ma è chiaro che l’atteggiamento del governo di negare la virulenza ed il valore sociale del fenomeno è un errore enorme.
Questa spocchia ormai tradizionale di quella che fu l’anima della sinistra rischia davvero di cancellarla dalla nostra Nazione .
Non è tempo di meditazioni ed elucubrazioni pelose.
E’ tempo di stare vicino alla gente e fare in modo che questa disperazione attiva e propositiva non prenda delle deviazioni irrimediabili
Un altro punto assai tipico e quasi comico di questa nomenclatura: Il governo per cercare di controllare il fenomeno ha provato ad incontrare una cosiddetta delegazione. Il rifiuto del movimento dei forconi mi pare coerente con la spinta propulsiva che l’ha fatto nascere. Questo atavico recarsi a Palazzo che significa in qualche modo prostrarsi davanti ai potenti con il pretesto di una finta concertazione avrebbe tolto forza e credibilità ad un movimento che ha ben altri obbiettivi che giungere a compromessi con la vecchia classe politica.
Antonella Salera
15 dicembre 2013