Vittorio Moro era un caro amico e coetaneo al quale mi legava una collaborazione antica su tematicheculturali. L’ho conosciuto quando faceva parte del gruppetto tortonese dei DC di Donat Cattin mentre io bazzicavo la sezione tortonese del PCI. Frequenti le battute sull’impostazione divergente iniziale, ma unità nel portare avanti iniziative che puntavano al recupero artistico e alle conoscenze storiche del nostro territorio.
Quante volte, quando è stato presidente della Cassa di Risparmio di Tortona, mi ha dato una mano, affiancato da Giuseppe De Carlini, per pubblicazioni, restauri di strutture o opere darte in quel di Castelnuovo! Gli ho passato volentieri documenti o notizie per i suoi studi, che siincentravano su aspetti economici, e alcuni padelloni cartacei emessi dalle banche castelnovesi a fine Ottocento. Era quasi sempre presente alle iniziative di mostre o convegni che organizzavo in paese, presenza che subito individuavo, nonostante la mia congenita miopia, non nella sua figura ma nel suo caratteristico cappello a falda assai larga.
L’ultima cosa che abbiamo fatto insieme, lui come autore e io come semplice “portatore”, è la pubblicazione di un volumetto, in parte ripreso sulla Pro Julia Dertona, dedicato all’Economia castelnovese, libretto che non mi risulta sia mai stato presentato in paese.
In queste occasioni abbiamo anche fatto lunghe chiacchierate (mai su problemi di salute), dedicate alla sua vita politica e alle attività che conduceva. Era evidentemente amareggiato dalla scarsa gratitudine tortonese e quando gli dissi che l’avrei visto bene come sindaco di Tortona, prima ci scherzò sopra, poi mi fece un quadro raggelante della politica tortonese.
Tra le varie cose ci trovammo anche in pieno accordo che non si doveva mai demordere e nello stesso tempo non aspettarsi mai gratitudine e di conseguenza quando sarebbe venuto il momento di andarsene farlo silenziosamente e senza arrecare disturbo.
C’è molto da dire su Vittorio, professore al “Dante”, commercialista, scrittore, ecc, ma mi pare di aver già trasceso.
Un ciao sottovoce a Vittorio da una persona assai diversa da te, ma che ti stimava tanto
Dal tuo amico (compagno, come mi appellavi sempre) Antonello Brunetti.