L’arresto è di quelli eccellenti, anche se per i non avvezzi al mondo dell’informatica sembrerà di normale amministrazione. Stiamo parlando infatti di un rumeno di 36 anni, ricercato in tutto il mondo perché considerato a capo di un’organizzazione internazionale.
L’uomo, infatti deve scontare ben 12 anni di carcere per una serie di condanne per truffe informatiche accertate dall’autorità rumena.
L’uomo si nascondeva ad Alessandria e secondo gli inquirenti era il vertice di una ramificata organizzazione piramidale dedita alle truffe informatiche.
L’importante arresto è stato illustrato durante una conferenza stampa tenuta dal capo di gabinetto reggente, Samuele Rossi, che si è svolta poco prima di mezzogiorno in Questura.
Rossi ha spiegato l’estrema importanza del personaggio finito nelle maglie della giustizia, grazie un accurato controllo sul territorio effettuato dalla “Volanti”.
Proprio per l’importanza del personaggio, non sono state divulgate le complete generalità dell’arresto in quanto sono attualmente in corso indagini che potrebbero portare ad ulteriori sviluppi.
Per comprendere meglio l’importanza dell’arresto Rossi ha spiegato come funzionano e truffe informatiche e la nutrita organizzazione che le mette a segno. Un’organizzazione piramidale composta da molte persone e da un capo che in questo caso, a quanto pare è proprio il rumeno di 36 anni residente ad Alessandria.
“Abbiamo inferto un duro colpo alla criminalità informatica – ha detto Samuele Rossi – perché in genere riusciamo ad arrestare sempre personaggi di secondo piano, i cosiddetti ‘cavalli’ che si occupano di operazioni di manovalanza ma raramente personaggi di questo calibro.”
Secondo quanto appurato dalla polizia il rumeno è risultato essere il leader di un’organizzazione criminale internazionale che faceva “phishing” cioè truffa via internet per carpire codici e numeri di carte di credito agli ignari utenti attraverso la realizzazione di siti falsi che assomigliano in tutto e per tutto a quelli di banche, istituti postali ed altri in modo da poter poi prosciugare i vari conti correnti di coloro che cadevano nella rete di questi criminali.
Secondo l’accusa questa attività era piuttosto remunerativa, e fruttava – secondo le denunce ricevute – circa 13 mila euro al mese soltanto al rumeno, ai quali poi bisogna aggiungere tutti i compensi delle numerose persone che completavano la truffa, per un “giro” di soldi davvero elevato.
2 dicembre 2013