La situazione è emersa nell’ambito del convegno “Pensavo fosse amore…” organizzato dall’assessore alla pari opportunità del Comune di Tortona, Federico Chiodi, che si è svolto nel tardo pomeriggio di lunedì al Ridotto del teatro Civico nell’ambito della Giornata mondiale contro al violenza sulle donne ed è stato moderato dalla giornalista Emanuela Carniglia.
E i casi, purtroppo, almeno nel Tortonese sono in leggero aumento.
E’ grazie ai dati resi noti dal il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Tortona, Beniamino Palenzona, infatti, si è riusciti a comprendere la portata che il fenomeno della violenza sulle donne ha nella zona ed è devastante.
Nel 2012 i casi accertati di violenza contro le donne registrati al pronto Soccorso erano 92, che sono saliti a 96 (+4,3%) nel 2012: “Alla fine di ottobre – ci ha detto palenzona – avevamo già oltre 80 casi dall’inizio dell’anno per cui credo che nel 2013 supereremo la soglia dei 100 casi. Se pensiamo che soltanto il 10% delle violenze vengono alla luce e il 90% rimane sommerso il calcolo è presto fatto.”
Questo porta a stimare in oltre mille all’anno i casi di violenza femminile su una popolazione di circa 60 mila abitanti fra Tortona e i 40 Comuni della zona.
Che l’argomento sia sentito è stato subito evidente anche dalla grande partecipazione che ha registrato il convegno: posti a sedere tutti al completo e tanta gente in piedi per sentire quello che i relatori avevano da dire. Donne soprattutto, ma anche parecchi uomini, a significare l’importanza del problema.
Gli interventi dei relatori, che riportiamo in sintesi, hanno messo il dito sulla piaga aprendo una profonda riflessione su fino a dove può spingersi la violenza di un uomo che in nome di chissà quali pseudo sentimenti e in spregio ad ogni briciolo di umanità e dignità compie atti raccapriccianti verso le persone che lo amano e che lui dovrebbe amare.
FEDERICO CHIODI, ASSESSORE: “128 donne uccise, è un fenomeno diffuso”
Dal primo gennaio ad oggi, in Italia sono morte 128 per femminicidio. Siamo di fronte ad un fenomeno estremamente diffuso nel nostro paese ma che soltanto ora sta emergendo in tutta la sua gravità. Uno degli aspetti più gravi è che, secondo le statistiche, il 75% degli episodi di violenza nei confronti delle donne avvengono in ambito familiare e da parte di famigliari o nella cerchia dei con sconti della vittima.
L’uomo violento in media ha dai 35 ai 55 anni, (61% dei casi), è una persona comune, spesso impiegato (21%) ed ha una buona istruzione (41%). Insomma è un uomo apparentemente normale che perpetra la violenza anche di fronte ai figli, facendo scattare così la violenza di genere.
Quest’ultima è un reato che va a minare che è il fondamento della nostra società. Una violenza commessa per umiliare la libertà della donna.
Mi auguro che il 25 novembre, in futuro possa diventare una data sempre più importate davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi.
PATRIZIA TUIS, AVVOCATO: “Un fenomeno che è stato sempre sottovalutato”
E’ un fenomeno moderno oggetto di recenti normative di legge l’ultima delle quali risale al mese scorso.
Però è anche un fenomeno antico con il quale la società ha convissuto ed è un fenomeno sottovalutato.
Il motivo delle violenza sulle donne è radicato anche perché abbiamo una storia alle spalle e solo nel 1981 con l’abolizione del delitto d’onore che giustificava il reato, è iniziato a cambiare qualcosa.
Oggi si sta rivelando un grave fenomeno sociale. La nuova legge 15/10/2013 n.119 sul femminicidio aiuta ad agire subito, presto e bene ed intervenire a maggior difesa della donna.
ROBERTO GHIORZI COMANDANTE CARABINIERI: “Denunciate le situazioni”
Fino a poco tempo fa le forze dell’ordine non avevano molto potere per casi come la violenza tra le mura domestiche perché l’uomo poteva essere allontanato dall’abitazione solo con un’ordinanza del Giudice, ora con la nuova normativa possiamo intervenire subito e gli strumenti iniziano ad essere efficaci e già le forze dell’ordine, in presenza di casi evidenti possono disporre l’allontanamento immediato della persona violenta, anche in seguito al primo intervento.
Siamo di fronte ad un reato che non può essere considerato di serie B ma è estremamente grave: il problema è che molte situazioni rimangono occulte, mente noi, invece inviato subito a denunciarle, a renderle note perché solo così abbiamo la possibilità di intervenire. La prima cosa da fare per una donna è quella di denunciare l’episodio perché la denuncia oggi è una richiesta di aiuto e non deve temere per il futuro se economicamente dipende dall’uomo: i Servizi sociali sono obbligati a prendersi cura delle vittime.
BENIAMINO PALENZONA PRIMARIO DEA: “Il 90% delle donne subisce e non parla”
Purtroppo da quando sono al pronto Soccorso siamo abituati a vedere donne che arrivano in ospedale con lividi, occhi neri, segni di violenza. Noi chiediamo loro come si sono fatte quelle ferite, ma al maggiorparte dicono di essere andate a sbattere. L’armadietto è quello più gettonato, poi ci sono le porte.
Purtroppo è statisticamente provato che il 90% dei casi di violenza non viene denunciato e rimane sommerso. Certo a volte vengono accompagnate al Pronto Soccorso proprio dal marito o dall’uomo che le ha ridotte in quello stato e quindi di fronte a lui è impossibile che parlino, ma poi rimangono soli con i nostro operatori, ma ugualmente non dicono nulla
Purtroppo queste donne non capiscono che se non denunciano il fatto non si liberanno mai di questo incubo ed avranno sempre conseguenze negative.
MONICA MILANO del Centro antiviolenza Me.dea: “Tre donne su 4 sono italiane”
Nei Dea della provincia i casi accertati sono passati da 539 nel 2007 a circa 1000 oggi. Il 74% delle donne sono italiane, il 26% straniere e comunque le donne che vanno al pronto soccorso sono solo il 10%. Gli uomini che picchiano sono avvocati e professionisti in genere, operai, disoccupati….non rientrano in una tipologia ben definita: la violenza è democratica.
Il centro di ascolto di Alessandria ha compiuto 5 anni ad aprile. In genere la donna si autocolpevolizza e si sente la causa di ciò che accade, minimizza e pensa sia normale. Ad oggi 550 donne si sono rivolte a Medea e molte di loro hanno un diploma una qualifica professionale, il 27% una laurea, per metà sono occupate e per l’altra metà disoccupate. Per la maggior parte sono separate, il 36% coniugate o conviventi. Il 51% ha uno o più figli. E’ vero che sono state inasprite le pene ma non tutti temono la legge. Medea offre un servizio di sostegno. Attualmente non riceve finanziamenti da Provincia e Regione, nessuna convenzione in atto ( prima erano sostenute da un piano provinciale e regionale ma poi i finanziamenti si sono interrotti). Ricevono le donne gratuitamente tre volte la settimana. il numero è 226289
DON CLAUDIO BALDI PARROCO: “Rispettiamo la dignità della donna”
Dobbiamo rispettare la dignità della donna, che vuol dire rendere una persona all’altezza di quello che è e per questo dobbiamo impegnarci tutti.
Dobbiamo imparare a dire grazie alle donne, la riconoscenza per quello che la donna è.
Altro aspetto importante è la prevenzione che si può fare ad ampio raggio, iniziando ad educare i sentimenti fin da piccoli.
Purtroppo è vero: si raccolgono pochissime testimonianze su questo problema ma è importante sapere che c’è qualcuno che dà un volto alla sofferenza delle donne.
SERENA PASETTI E CLAUDIA CHIODI
A metà convegno le due giovani attrici hanno interpretato magistralmente un brano di Roddy Doyle dal titolo “Una donna che sbatteva nelle porte” .
Una lettura forse persino eccessivamente lunga dato il contesto, ma molto efficace che ha messo a nudo la triste realtà della violenza femminile vista dagli occhi di una vittima che ha subito 17 anni di vessazioni e violenze.
25 novembre 2013