Secondo un recente studio dell’Unione europea, riferito ai 27 paesi membri, e dedicato all’accesso, alla partecipazione e fruizione dei diversi ambiti artistici e culturali, il nostro Paese risulta al 23esimo posto della classifica continentale. Decisamente al di sotto della media europea che vede ai vertici la Svezia, la Danimarca, l’Olanda, il Regno Unito e la Francia, ma è superato anche dalla Spagna, la Repubblica Ceca, la Polonia e financo la Bulgaria, e si posiziona appena prima di Romania, Portogallo e Grecia.
Per l’indagine gli italiani che negli ultimi dodici mesi non hanno letto neppure un libro sono 44 su cento e 70 quelli che non hanno visitato un museo, una galleria d’arte, entrati in una biblioteca pubblica o partecipato ad un concerto e stati a teatro. Solo nella frequentazione delle sale cinematografiche le nostre abitudini superano, di poco, la media della Ue.
Una scarsa attitudine, un progressivo disinteresse che colpisce ed imbarazza visto che si riferisce al Paese che ha una tradizione e un patrimonio culturale, in assoluto, fra i più importanti al mondo, che offre una straordinaria ricchezza di siti archeologici, musei, teatri e può contare sulla ammirata bellezza delle proprie città d’arte.
Ma non sorprende e rappresenta il risultato di un ventennio di politica italiana vissuto all’insegna dell’infelice, ma veritiera espressione: “con la cultura non si mangia”. Che, nella crisi, ha spalancato le porte, ai diversi livelli di governo, alle scelte ritenute più facili e conformiste: il taglio alla cultura, alla formazione, all’istruzione, alla ricerca e il considerare per le amministrazioni pubbliche “non essenziali” questi, al contrario, fondamentali “servizi”.
C’è un limite culturale, che talvolta influenza anche parti della sinistra, per il quale i sistemi di welfare sono necessari, ma al contempo si ritiene che la loro esistenza limiti la crescita e lo sviluppo economico. Un’idea semplicemente contraria alla verità storica. Infatti i sistemi culturali e di protezione sociale sono stati e continuano ad essere fattori fondamentali dello sviluppo e del progresso, così come sono strutture e fattori essenziali della democrazia. Anzi è stato proprio lo Stato sociale che nel 20° secolo ha rappresentato, soprattutto in Europa, un fattore di identità, di forza, di visione della società e della democrazia, che può e deve costituire uno dei cardini fondamentali per il presente e il futuro di una società moderna e democratica, coesa e solidale, di persone libere e uguali.
Da “Aspal” a “Costruire Insieme”
E’ in questo ambito e in un contesto caratterizzato da una legge – quella sui Comuni in dissesto – punitiva per il welfare degli Enti locali, che ha avuto origine la decisione di “liquidare” la Società “Aspal” del Comune di Alessandria. Una scelta che, alla luce degli accadimenti di questi mesi risulta essere stata, sempre più, un errore. Perché questa azienda pluriservizi, nata nel ’98 dalla trasformazione dell’Azienda Teatrale Alessandrina per gestire il cinema teatro della città, ha rappresentato, nelle successive trasformazioni, una realtà strutturata, ben governata, con la presenza di numerose competenze e professionalità, ed ha saputo offrire, negli anni, servizi di qualità alla cittadinanza.
Anche per questo è stato sgradevole leggere, in primo luogo nei confronti delle difficoltà che attraversano e vivono i dipendenti, la ripetuta volontà di decretare la fine, “la morte” dell’azienda da parte di chi, in quanto amministratore, ha, o dovrebbe avere, maggiore equilibrio e responsabilità.
Soprattutto perché l’iter della “liquidazione” di Aspal è nelle competenze del Commissario designato dal Tribunale che, oltretutto, lo sta seguendo con sensibilità e scrupolo, attento a garantire la fruizione della Cassa Integrazione ed, essendo Aspal proprietaria dell’immobile del teatro, interessato anche al buon esito della sua bonifica.
Ciò detto e anche per correggere questo errore, nell’ultimo Consiglio Comunale si è approvato un indirizzo della Giunta che, supportato da risorse per questa fine anno e per il prossimo, inizia a trasferire una serie di funzioni e attività da Aspal all’azienda speciale “Costruire Insieme” la quale, gradualmente, è chiamata a modificare la sua “missione”: dai servizi scolastici per l’infanzia, a quelli prevalentemente culturali. Questa ridefinizione non sarà un’operazione semplice e sul raggiungimento di questo obiettivo si gioca molta della credibilità della maggioranza di Rita Rossa. Occorrerà, infatti, strutturare l’azienda definendo competenze e nuove responsabilità, e fondamentale dovrà continuare ad essere il confronto, che è positivamente ripreso, con i lavoratori e le loro Rappresentanze Sindacali Aziendali.
Una decisione, comunque, che il gruppo di “Sinistra Ecologia e Libertà” ha sollecitato e sostenuto in quanto riafferma la volontà del Sindaco e della maggioranza di opporsi al dettato della legge sul dissesto la quale considera “non essenziali” i servizi educativi e culturali, e perché sancisce il ritorno all’attività di una parte significativa di lavoratori. Per completare il percorso nel prossimo anno sarà necessario trovare qualche risorsa aggiuntiva e per questo ci impegneremo affinché al comparto culturale sia, in proporzione, assegnata la stessa dotazione che viene garantita agli altri servizi.
La cultura e la presenza dei privati
Infine e per chiarezza, la nostra opinione su un tema che si sente proporre in maniera ricorrente anche nella maggioranza di centro sinistra: l’auspicato intervento dei privati nelle attività culturali della città. Per quanto ci riguarda nessuna preclusione di principio. Un Della Valle nostrano che, al pari del padrone della “Tod’s”, si occupasse di tutelare, gestire e valorizzare il Compendio della “Cittadella”, salvaguardandone l’integrità architettonica, storica e culturale, sarebbe, naturalmente, il benvenuto. Ma ci permettiamo di ricordare che in questa nostra realtà non è mai esistita una tradizione o si sono avuti esempi significativi di questo tipo.
E, comunque, nel caso questo si manifestasse non potrà rappresentare la rinuncia del pubblico in questo delicato comparto a garanzia della sua completezza, autonomia e universalità. Tutti aspetti fondamentali che il privato, legittimamente interessato alla ricerca del profitto, non è in grado di garantire.
Renzo Penna – Consigliere SEL Comune di Alessandria
17 novembre 2013