La sanità Piemontese è allo sbando con tempi di attesa pazzeschi e in provincia di Alessandria il triste primato se lo spartiscono gli ospedali di Tortona,. Alessandria e Novi Ligure.
Sono i dati della ricerca “La salute può attendere”, un dossier ricco di dati e di proposte sulle liste di attesa nel servizio sanitario piemontese, presentata dal partito democratico con una conferenza stampa che si è svolta lunedì in Regione.
Se si prendono in esame i dieci ritardi più lunghi, (anzi 11 perché l’ultima posizione è a pari merito) l’azienda ospedaliera svetta con ben 6 casi, seguita da Tortona (3) e Novi Ligure, da cui dipende anche il Poliambulatorio di Arquata Scrivia, tuttavia la maglia nera come tempi di attesa spetta all’ospedale di Tortona che occupa i primi due posti: 454 giorni di attesa per una mammografia e 310 giorni per l’inizio del trattamento di riabilitazione. Naturalmente le urgenze, per chi si reca al pronto Soccorso vengono effettuate immediatamente, mentre per quanto riguarda la mammografia è in funzione il programma dello screening al seno, oppure sono in funzione strutture private con tempi di attesa di pochi giorni, mentre per la riabilitazione è in funzione la struttura (privata) di Salice terme, ma per chi desidera effettuare esami in ospedale, i tempi, secondo l’indagine del PD, sono questi.
Il terzo gradino del podio invece va all’ospedale di Novi Ligure, sempre per la riabilitazione dove sono necessari 240 giorni di attesa, che scendono a 210 nel Poliambulatorio di Arquata Scrivia.
A fine articolo pubblichiamo un tabella con i maggiori ritardi certificati dal PD, che secondo il consigliere regione Rocchino Muliere dipendono anche dal blocco delle assunzioni.
“Con il blocco del personale – dice Muliere – la situazione delle liste di attesa in sanità è peggiorata drasticamente, tanto da segnare una netta inversione della tendenza che fino a qualche anno fa aveva visto la sanità piemontese in grado rispondere positivamente alla richiesta di salute che viene dai cittadini. Oggi non è più così”.
“La gravità del fenomeno è tale che oggi, complice anche il peso del ticket su ogni prestazione, il cittadino si sta allontanando dall’utilizzo delle strutture sanitarie pubbliche per rivolgersi al privato. Quella pubblica rischia di diventare una sanità virtuale”, aggiunge Muliere.
Per quanto riguarda l’alessandrino a Tortona, uno dei presidi piemontesi con maggiori criticità “si attendono 454 giorni per una mammografia (erano 267 nel 2011) e 310 per iniziare un trattamento riabilitativo per la disabilità. Per una ecografia, bisogna aspettare 165 giorni. E le attese vanno ben oltre i tre mesi anche ad Acqui Terme, Novi Ligure e Casale Monferrato per molti esami.
Presso Azienda ospedaliera Sant’Antonio e Biagio, poi, ci sono tempi di attesa superiori ai 5 mesi per esami della retina, visita oculistica, TAC, ecodoppler, ecografia alla mammella. Sono tempi troppo lunghi”.
“Siamo consapevoli delle difficoltà della Regione – conclude Muliere – ma su questo tema l’assessorato non fa nulla, quasi il problema non ci fosse. Attese di sei mesi, un anno, non possono essere considerate un servizio accettabile, questo oggettivamente porta i pazienti a rivolgersi al privato”.
Il consigliere regionale PD ricorda le proposte per ridurre le liste di attesa, che “configurano un quadro in cui la possibilità di curarsi appare fortemente compromessa, soprattutto per le fasce di reddito più modeste. Questa situazione non può che produrre un forte incremento della attività dei laboratori privati”. Per tagliare le attese secondo il PD è necessario intervenire sulla appropriatezza delle richieste dei medici, in modo da ridurre al necessario gli esami di laboratorio e radiologici. Occorre anche inserire nel CUP i centri privati accreditati, chiedendo loro di fornire non esami di laboratorio, cui la sanità pubblica è in grado di provvedere, ma le prestazioni specialistiche in cui il sistema sanitario pubblico è più debole.
Infine sono necessarie anche prestazioni aggiuntive da parte degli ospedali per le attese maggiori e le patologie più gravi, l’utilizzo da parte degli specialisti ospedalieri della possibilità di prescrivere direttamente gli esami, senza ricorrere al medico di famiglia, la pulizia periodica delle liste di attesa.
7 ottobre 2013