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LETTERE IN REDAZIONE: Sul degrado di strada Viola a Tortona ci sono tante altre cose da aggiungere


Gentile Direttore,

ho letto con molta partecipazione l’articolo pubblicato lo scorso 18 ottobre dal suo giornale sul “nuovo” quartiere di Strada Viola/Via Guala, tema sul quale credo non ci sia ancora stata abbastanza attenzione da parte dell’opinione pubblica e dell’amministrazione della nostra città e sul quale vorrei condividere con lei e i lettori del suo giornale alcune riflessioni.

Si parla “nuovo” quartiere, parlando di Strada Viola e Via Guala (dal civico 1000 in su…non si è neanche reputato opportuno trovare un nuovo nome per queste strade), quando in realtà si dovrebbe dire “sospeso”.

Ho acquistato qui la mia prima abitazione, con l’ottimismo (e il coraggio, di questi tempi…) di ogni giovane coppia, convinta dalle potenzialità di una zona residenziale piacevole e verde, lontana dal traffico, ma comunque in una posizione comoda per raggiungere il centro e le principali arterie di Tortona. Arrivo fino a dire che, a differenza di altri nuovi insediamenti della nostra città, questa nuova zona residenziale aveva sulla carta un’identità, una visione, la possibilità che le sue belle villette dallo stile un po’ anglosassone potessero arricchire la nostra città, come una nuova Città Giardino.

A distanza di anni, ed è triste e decisamente frustrante ammetterlo per chi ha investito qui aspettative e risparmi, pochissime delle promesse fatte sono state mantenute: il completamento dei progetti abitativi originariamente previsti langue, ciò che è già stato costruito invecchia e degrada senza aver neanche avuto la possibilità di dimostrare il suo potenziale.

Il copione, tipicamente italiano, ha visto chi costruito con il solo fine del guadagno dileguarsi quando si sono rese necessarie etica e responsabilità, lasciando non solo un quartiere nel suo complesso, ma anche i bilanci dei singoli condomini, a dover affrontare lavori incompiuti e pesanti debiti che impediscono, anche a chi ne avrebbe la voglia e la determinazione, di ricominciare a sistemare le piccole cose, migliorando la quotidianità e, perché no, l’estetica di queste vie “sospese”. Responsabilità precise, su cui mi auguro che la giustizia faccia rapidamente il suo corso.

Tuttavia non è possibile non chiedersi come sia possibile che le amministrazioni locali permettano di costruire senza alcuna garanzia rispetto a quel minimo diinfrastrutture pubbliche e servizi indispensabili per permettere l’esistenza e la crescita di un nuovo insediamento. Manutenzione delle strade, illuminazione, aree verdi, organizzazione della raccolta dei rifiuti…di chi è ora la responsabilità? Chi amministra questa parte della città? Il Comune? Il consorzio di costruttori che ha ancora in carico la consegna di nuove unità abitative e il completamento delle infrastrutture?

Caso davvero emblematico sono le vie d’accesso: il già citato ponticello che collega Via Carlo Goggi a Via Guala va fatto in prima marcia, incrociando le dita e sperando che non cedano la strada, o gli ammortizzatori della propria auto.

Tuttavia è il secondo (e ultimo) ponte,quello di Via Guala, ad aprire alla ultima riflessione che vorrei condividere con lei e i suoi lettori. Si potrebbe senz’altro discutere sulla progettazione di questo ponte, che dovrebbe essere la via d’accesso principale per centinaia di famiglie ed è largo poco più di una carreggiata; ma ancora di più si dovrebbe pensare a chi vi parcheggia (direi anche con un certo coraggio) la propria vettura, incurante del disagio arrecato a chi deve transitare sul ponte. Ci vuole davvero un cartello di divieto di sosta o la minaccia di una multa per capire che si potrebbe parcheggiare altrove?

A volte si ha davvero l’impressione di vivere in un mondo sospeso e parallelo, qui in fondo a Tortona: non ci si sente parte della città, ma non si sente neanche di appartenere a questo quartiere che sembra aver perso la volontà di avere una propria identità, di crearsi una possibilità di crescita partendo anche da piccoli gesti personali di cura dei propri spazi, con responsabilità e tutela di quella che, in fin dei conti, è la nostra casa.

Chiudo questa forse troppo lunga riflessione con un auspicio: che i candidati e la nuova amministrazione che emergerà dalla loro sfida, prima di dare il via alla realizzazione di nuove grandi zone residenziali (penso alla ex Alfa, naturalmente) non si dimentichino di noi e che trovino i mezzi, se non economici, almeno politici, per integrare finalmente le numerose famiglie che abitano “dietro Strada Viola” con il tessuto cittadino.

La ringrazio per l’attenzione che riserva alle opinioni dei tortonesi.

Distinti Saluti

Lettera firmata



 21 ottobre 2013

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