Tra i compiti dell’amministratore c’è quello di governare le criticità e cercare di fare chiarezza, separando nettamente le strumentalizzazioni politiche dalle legittime domande degli utenti dei servizi comunali.
Ecco perché mi rivolgo direttamente ai genitori dei bimbi e ragazzi che usufruiscono del servizio di mensa scolastica. Un servizio da sempre oggetto di osservazioni e attenzioni molto elevate. Proprio in queste settimane infuriano polemiche anche in altre città, a partire da Torino, in quanto le risorse sempre più limitate e le difficoltà organizzative “cozzano” con un aspetto essenziale della crescita e della qualità di vita dei nostri figli.
Parliamo di bimbi e ragazzi con abitudini familiari diverse che si trovano a condividere un momento conviviale della giornata con coetanei e insegnanti. Già, perché anche il momento della mensa è educativo, secondo i principi fondanti del “tempo pieno” come modello pedagogico. Ed allora: perché non mettere in pratica questi principi? Perché, per un consumo più consapevole, non promuovere un lavoro condiviso fra Comune, ASL, Azienda, genitori e ragazzi?
Dunque a noi spetta il compito di compiere le scelte amministrative, come quella, ad esempio, di introdurre il piatto unico alternato al menu tradizionale, e definire le linee programmatiche di erogazione del servizio che l’azienda di ristorazione, l’Aristor, deve mettere in pratica nel miglior modo possibile. E qui veniamo ai doveri in capo all’azienda: i bambini devono ricevere i piatti necessariamente caldi, con un’adeguata quantità e qualità di principi nutritivi, con la garanzia dell’ASL, che c’è e c’è sempre stata anche nelle scorse settimane!
Si sono verificati dei problemi sulla “congruità” del piatto unico e del servizio offerto dall’azienda?
Ebbene, abbiamo subito verificato le segnalazioni giunte, intensificato i controlli e richiesto un ulteriore confronto con Aristor da cui pretendiamo garanzie sul servizio in base a quanto stabilito nel programma. Questo è ciò che deve fare e che ha fatto l’amministrazione con l’azienda. Poi, però, intendo accompagnare l’attività istituzionale con un mio impegno diretto, proprio come ho già fatto nella prima parte dell’anno scolastico con gli Asili Nido: ho programmato per l’inizio di Novembre una serie di visite nelle scuole per approfondire alcuni aspetti, ascoltare insegnanti e genitori e dialogare alla ricerca di soluzioni condivise.
Ribadendo, però, fin da ora la strada da cui non intendiamo tornare indietro: ridurre i costi del modello organizzativo del servizio, evitando ogni tipo di spreco ma senza sacrificare in alcun modo la qualità. Non occorre dimenticare, infatti, che l’attuale riorganizzazione è step fondamentale per potere ridurre le tariffe non appena le norme sul dissesto lo consentiranno.
Ascolto, dialogo e assunzione di responsabilità sono la cifra del mio modo di agire. Lascio ad altri il pericoloso gioco di ricondurre sempre tutto alla speculazione politica. Ricordando loro che le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte…
L’Assessore Maria Teresa Gotta
Apprezziamo l’intervento dell’assessore, ma nessuno – almeno da parte nostra – aveva messo in dubbio il suo impegno e quello del Comune. Il consigliere comunale Emanuele Locci nel suo sopralluogo alle mense scolastiche, di cui siano stai uno dei pochi giornali a mettere in risalto, aveva semplicemente proposto un’alternativa al “piatto unico” per non lasciare i bambini senza pranzo.
Una soluzione come tante altre per risolvere il problema, cosa, che, come conferma anche la lettera dell’assessore Gotta, è ancora presente e non è stato ancora risolto.
24 ottobre 2013