Si annuncia come un momento di festa l’incontro che Associazione Culturale Arvangia e il Museo Gambarina di Alessandria stanno organizzando in memoria dei piemontesi invisibili dell’emigrazione italiana. Da una parte, a partire dalle 17,45 di domenica 27 ottobre, animatori e amici del Museo “C’era una volta” di piazza Gambarina: Mario Dallocchio come relatore e Chacho Marchelli, Andrea Peasso, Carlo Fortunato, Riccardo Campagno e Sonia Turetta con i propri strumenti musicali e voci. Dall’altra lo scrittore Donato Bosca con due giovani attori, Enrico Bosca e Paolo Tibaldi, che daranno voce a due personaggi indimenticabili del libro, espressione entrambi del “ …caval donato degli emigranti”. Proprio l’autore del libro, Donato Bosca, ci tiene a sottolineare i contenuti innovativi di questa sua pubblicazione: …la ricerca di nuovi approcci allo studio dell’emigrazione italiana e piemontese nel mondo, sfuggendo agli stereotipi, alle mode e al riciclo delle informazioni. Gli stereotipi nascono dalla scelta di comodo di privilegiare le storie edificanti, quelle che hanno come protagonisti emigranti ricchi e famosi, persone di successo che hanno lasciato traccia di sé a livello istituzionale e che godono il privilegio di crescente notorietà nel tessuto di relazione che caratterizza la ricerca finanziata a livello ufficiale. Le mode sono esemplificate da quanto sta accadendo attorno al nuovo Pontefice Papa Francesco, oggetto di un interesse persino morboso che ha trasformato i suoi avi da persone semplici e umili in bandiere dell’identità piemontese”.
Col titolo “Che fatica le lettere d’amore! Gli emigranti invisibili e l’indicibile del racconto” Donato Bosca e l’AssociazioneArvangia sperimenteranno ad Alessandria con la complicità del Museo Gambarina nuove maniere di testimonianza e rappresentazione, affrontando il tema delle lettere d’amore tra finzione e realtà e il tabù delle vedove bianche e dei matrimoni tenuti in vita dalla lontananza, argomento che Donato Bosca ha già affrontato nel video documentario di Rai Tre “L’amore cieco”.
Nell’occasione verranno ricomposte storie dimenticate di improvvisati artisti che, attraverso la fisarmonica, hanno affrontato la diaspora migratoria con la nostalgia nel cuore, ma con la volontà di non disperdere il patrimonio di canti e tradizioni condiviso in patria negli anni della giovinezza, facendolo così diventare prezioso collante di integrazione con altri popoli e altre culture. Sull’argomento l’Associazione Arvangia ha pubblicato nel 1994 il memoriale di Luigi Ravina, contadino di Cissone d’Alba, emigrante prima in Argentina e, poi, in Francia, “cavaliere con la fisarmonica” per sfuggire alla povertà e alla malora dell’essere venuto al mondo dalla parte sbagliata.
26 ottobre 2013