Come da tempo si sapeva, i vari provvedimenti deliberati dalla Regione Piemonte in materia di caccia, sono naufragati miseramente: l’assenza di una vera legge regionale sulla caccia (la L. R. 70/96 è stata abrogata lo scorso anno da Cota per impedire il referendum sulla caccia) se all’inizio poteva essere per la Regine Piemonte, da sempre filo caccia, una mossa a favore dei cacciatori, oggi si è rivelata un’ arma spuntata che ha portato come conseguenza una serie di atti “deliranti” come il calendario venatorio 13/14, la DGR del 29/7/13 che delega gli interventi di controllo degli ungulati addirittura ai sindaci.
L’atto conclusivo, per buona pace dei cacciatori piemontesi e di coloro che hanno tappezzato i muri in Provincia con manifesti per sterminare gli ungulati, con comunicati a dir poco allucinanti e privi di contenuti seri, è stato il provvedimento di sospensione del calendario venatorio.
Con Ordinanza del 12 settembre 2013 il TAR del Piemonte ha accolto tutti i rilevi avanzati dalle associazioni LAC Lega per l’abolizione della caccia e Pro Natura ed ha sospeso il calendario venatorio 2013-2014 nonché tutti gli atti ad esso collegati, compresi i provvedimenti riguardanti la caccia di selezione agli ungulati, la caccia della tipica fauna alpina, i criteri di ammissione dei cacciatori, i periodi di prelievo alle specie migratrici. Da oggi la caccia è ferma in tutto il Piemonte e tutti i fucili dovranno restare appesi al chiodo. L’apertura generale prevista per il 29 settembre 2013 è cancellata
Le motivazioni all’origine del ricorso sono state tutte accolte dai giudici:
– Mancanza del piano faunistico venatorio regionale
– Mancata effettuazione della valutazione d’incidenza ambientale
– Difetto di motivazione a superamento dei rilievi espressi dall’ISPRA per la protezione di numerose specie.
Riporto un commento espresso in merito:
“I cacciatori piemontesi sono invitati a sostituire il permesso di caccia con il tesserino dei funghi”
Piero Rapetti Capo nucleo Guardie Zoofile ENPA
17 settembre 2013