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LETTERE IN REDAZIONE: Ma dove vanno a finire i nostri soldi? Quello che la stampa di regime non dirà mai….


Non è ora di dire basta a questo sistema politico istituzionale che si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri? (art, 416 bis c,p,).

Antonio Giangrande

Siamo abituati ad ascoltare parole come “la corruzione ci costa 60 miliardi”, “l’evasione fiscale ci costa 120 miliardi”. Numeri impossibili da verificare ma che gettano fumo negli occhi alla massa credulona. In realtà i 620 miliardi di avanzo di bilancio 1992-2012 sono veritieri ed è il risultato di una precisa scelta politica: sono soldi sottratti veramente ai cittadini e scomparsi dalla circolazione.

La domanda che viene spontanea è: dove vanno a finire i nostri soldi? Una cosa è certa. In questa Italia le tasse aumentano, cosi come le sanguisughe. I disservizi e le ingiustizie furoreggiano.

Ma allora dove vanno a finire i nostri soldi se è vero, come è vero, che sono ancora di più gli italiani che oltre essere vilipesi, muoiono di fame? Aumenta in un anno l’incidenza della povertà assoluta in Italia. Come certifica l’Istat, le persone in povertà assoluta passano dal 5,7% della popolazione del 2011 all’8% del 2012, un record dal 2005. È quanto rileva il report «La povertà in Italia», secondo cui nel nostro Paese sono 9 milioni 563 mila le persone in povertà relativa, pari al 15,8% della popolazione. Di questi, 4 milioni e 814 mila (8%) sono i poveri assoluti, cioè che non riescono ad acquistare beni e servizi essenziali per una vita dignitosa.

Ed è con questo stato di cose che ci troviamo a confrontarci quotidianamente. Ed a tutto questo certo non corrisponde un Stato efficace ed efficiente, così come ampiamente dimostrato. Anzi nonostante il costo del suo mantenimento questo Stato si dimostra incapace ed inadeguato.

 

SERVIZI SEMPR MENO EFFICIENTI E SPESA PUBBLICA IN CRESCITA

Eppure ad una mancanza di servizi corrisponde una Spesa pubblica raddoppiata. E tasse locali che schizzano all’insù. Negli ultimi venti anni le imposte riconducibili alle amministrazioni locali sono aumentate da 18 a 108 miliardi di euro, «con un eccezionale incremento di oltre il 500% ». È quanto emerge da uno studio della Confcommercio in collaborazione con il Cer (Centro Europa Ricerche) che analizza le dinamiche legate al federalismo fiscale a partire dal 1992.

Eppure nessuno si incazza. Dal 1992 al 2012 gli italiani hanno versato 620 miliardi di tasse superiori all’ammontare della spesa dello Stato: 620 miliardi di avanzo primario (o anche saldo primario). L’obiettivo di tanto sadismo? Entrare nei parametri di Maastricht (1992) ed essere dentro l’eurozona. Eppure, nonostante l’immane sforzo, il Debito Pubblico, è passato da 958 a 2 mila miliardi di euro.

Se in questi 20 anni non si fossero “tolti” 620 miliardi dalle tasche dei cittadini, avremmo un debito pubblico di 2.600 miliardi, quindi nel 2012 avremmo pagato circa 115 miliardi di interesse anziché una novantina. Tuttavia, va detto, in tutti questi anni avremmo avuto consumi superiori per 620 mld, che equivalgono ad un centinaio di miliardi di Iva, e poi Irpef, Irpeg, nuovi assunti, imprese che non avrebbero chiuso. Capitolo lungo, ad ogni modo si tratta di una base tra l’1 o al 2% del Pil, più l’effetto moltiplicatore, sottratta alla ricchezza degli italiani.

I 620 miliardi rubati agli italiani sono andati per il 43% all’estero (quasi tutte banche estere), quindi circa 250 miliardi sono espatriati; il 3,7% alla Banca d’Italia; il 26,8% ad istituzioni finanziarie (banche, assicurazioni) italiane; il 13% (circa 80 miliardi) sono tornati direttamente nella disponibilità di privati cittadini italiani, ovviamente per lo più delle classi medio-alte.

 

ALCUNI DATI

La cronistoria:

Nel 1992 gli italiani hanno pagato 14,5 miliardi di euro più di quanto lo Stato abbia speso per servizi. C’era il governo Amato, la super-finanziaria, della Dc e del Psi e Tangentopoli, tutte insieme.

Nel 1993, la cifra è salita a 21,5 miliardi, con Ciampi;

Nel 1994, con il primo governo Berlusconi 20,1 miliardi;

Quasi 40 miliardi nel 1995 con l’altro tecnico Lamberto Dini;

46 miliardi nel 1996 con l’Ulivo di Prodi;

Nel 1997: c’era da entrare in Europa coi conti in ordine, e gli italiani pagarono 69 miliardi di euro più di quanto lo Stato avesse loro concesso con i servizi (strade, sanità, scuole, giustizia, ordine pubblico, finanziamenti alle imprese, pensioni…);

Nel 1998, arriva da sinistra Massimo D’Alema con 55,6 miliardi a vantaggio dello Stato;

Nel 1999 torna Amato e si supera, altri 55 miliardi;

Nel 2000, altri 65,5 miliardi che dal settore privato nazionale entrano nelle tasche dello Stato;

Nel 2001, l’ultimo anno della lira con il Governo Amato, vede ancora 40 miliardi scomparsi dai portafogli di operai, imprenditori e studenti e finire nelle casse pubbliche;

Arriva l’euro: 35 miliardi “del nuovo conio” con il secondo governo Berlusconi nel 2002, 21,4 nel 2003, 16,7 nel 2004, 4,3 nel 2005;

Nel 2006 con il governo di sinistra Prodi: 19,3 miliardi nel 2006, ben 54 nel 2007;

37,7 miliardi 2008, con il terzo governo di Silvio Berlusconi. Nel 2009 11,8 miliardi. Nel 2010 356 milioni dallo Stato a favore dei cittadini. Nel 2011: altri 15,6 miliardi di euro. 44,9 previsti nel 2012.

Co il governo Monti previsti 63,8 nel 2013 e 71,8 nel 2014.

I Numeri dati sono il “Saldo Primario” dello Stato italiano dal 1992 al 2012, e la somma complessiva è di circa 620 miliardi di euro (escluse le previsioni future: si arriverebbe a 750 circa).

 

CONCLUSIONE

I numeri sono una cosa. Le cose tangibili sono un’altra.

Ognuno di noi, anche se non ha reddito, quando compra una cosa o un servizio, versa una parte di somma allo Stato. Raffrontate quello che pagate, sempre e comunque, con l’ospedale vicino che non avete più; con il Tribunale vicino che non avete più e con le tasse giudiziarie duplicate che vi inibiscono di accedere alla giustizia, anche se ingiusta e lontana. Guardate treni e strade e il rispetto che le istituzioni dedicano ai cittadini e poi fatevi una rendicontazione.

Siamo abituati ad ascoltare parole come “la corruzione ci costa 60 miliardi”, “l’evasione fiscale ci costa 120 miliardi”. Bene, cosa vi sembrano allora 620 miliardi di euro?

Antonio Giangrande- Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia



 15 agosto 2013

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