C’erano immagini di Massimiliano Ferrauto, il giovane entrato in coma per un incidente stradale diversi lustri fa, foto dei tortonesi scomparsi, pittori, muratori, artisti, ma anche semplici persone comuni, sconosciuti ai più.
Quando era vivo aveva attaccato sui muri fotografie degli sportivi locali, vivi e morti, ma anche immagini della città di una volta, articoli di giornale sui problemi locali, corredati dai commenti che Franco era solito effettuare. Mutti non era autorizzato ad utilizzare questi muri come bacheca personale: aveva iniziato diversi anni or sono appiccicando alcune delle migliaia di cartoline di solidarietà che arrivavano alla mamma di Massimiliano Ferrauto per sensibilizzare i tortonesi sulla drammatica storia di questo ragazzo, poi, un poco alla volta aveva trasformato questo piccolo angolo inutilizzato della città in una vera e propria galleria fotografica.
Nessuno, quando Mutti era in vita, ha mai pensato di danneggiare o rimuovere il suo lavoro: i vigili urbani, che sapevano perfettamente che tutto era abusivo, non si sono mai permessi di togliere qualcosa e neppure il Comune che quasi ogni giorno veniva criticato da Mutti (in certi casi anche a torto e in maniera esagerata) aveva mai dato ordine di rimuovere il materiale appeso alle pareti che faceva bella mostra di sé nella strada principale della città.
Quando Mutti è deceduto, il 12 maggio dello scorso anno, nessuno ha toccato nulla, ed anzi, qualcuno ha aggiunto anche la foto di Franco o il manifesto che ricordava una serata in suo onore. Erano stati rimossi, giustamente, solo alcuni ceri che qualcuno aveva messo come accade al cimitero davanti ad una tomba, ma tutte le immagini sono rimaste sempre al loro posto facendo diventare quel luogo una specie di mausoleo, a ricordo di un personaggio che aveva aiutato tanta gente.
Tutto è rimasto così fino a quando una o più persone hanno deciso di cancellare il lavoro di Franco Mutti strappando quasi tutte le foto ed i manifesti, come se avessero voluto far morire Franco Mutti una seconda volta. Perché?
23 giugno 2013