Nonostante il romanzo sia ben scritto e dotato di una notevole dose di sensibilità, decidere che tipo di giudizio dare a quest’opera non è stato facile, trattandosi di una rivisitazione così complessa.
Unica nota stonata nell’ordine melodico di questo racconto epico, a mio parere, è la scarsa coerenza con il contesto storico che circonda un rapporto così particolare.
Di fatto, l’autrice sembra non avere tenuto conto che l’epoca in cui si svolge la nostra storia, è un’epoca cruenta, dove la storia viene scritta dal sangue versato da migliaia di vittime. Perfino lo sfondo del rapporto tra i nostri due protagonisti è la guerra! Per cui appare strano che proprio in un popolo talmente uso alla violenza, sia proprio Patroclo, a dimostrare una tale profonda sensibilità verso ciò che lo circonda. La voce narrante di questo romanzo risulta essere un outsider della società che gli ha dato i natali, dando all’insieme un aspetto eterogeneo, poco amalgamato. I suoi pensieri dovrebbero essere quelli di un guerriero abituato alla sofferenza, eppure il filtro che applica all’intero romanzo è pieno di rammarico, dolore, lamento, infelicità.
E se Patroclo sembra non rispettare i canoni imposti dalla società ellenica del tempo, la figura di Achille appare ancora più ambigua, in quanto cambia durante lo svolgimento della trama. Assistiamo impotenti alla sua trasformazione da eroe bello, impavido, adorato da tutti per le sue doti e il suo incedere, a uomo insicuro, timoroso, totalmente succube della madre, pieno più di orgoglio e vanagloria, che di eroico patriottismo.
Fondamentalmente, credo che lo sbaglio più grande commesso dall’autrice, sia stato quello di volere adattare un contesto storico ben preciso, ad un contesto sociale troppo moderno, aperto più ad elementi moderni – come lo scarso rispetto verso le profezie o il rifiuto di Patroclo della guerra e della violenza – che ad elementi fondamentali nell’epos – l’onore prima di ogni cosa, il coraggio, la forza, l’amore per la patria, l’importanza del sacrificio.
Se la Miller avesse scelto uno solo dei punti di vista attraverso il quale far passare l’intera vicenda, il risultato sarebbe stato di gran lunga migliore di questo mix confuso di fedeltà alla narrazione Omerica, infarcita da un incoerente spirito pacifista.
Si tratta comunque di un libro molto valido, che offre un punto di vista emotivo, che va ben oltre la sacralità e rilancia in modo originale una delle più grandi leggende del passato.
Se lo consiglio? Non ne sono ancora del tutto sicura.
Il mio giudizio è sia parzialmente positivo, che negativo, proprio per la natura dualistica del romanzo. Se come me, ritenete fondamentale la visione ‘classica’ dell’Iliade, se preferite leggere di eroi che rispettano il canone omerico dell’epica, vi consiglio di evitare questo romanzo, in attesa di un’opera che riesca ad essere più coerente con il contesto storico scelto.
Se invece dell’Iliade ricordate solo il titolo, e vi sentite dei pionieri alla ricerca di una storia d’amore giovanile, ardente, tenera… Avete appena trovato pane per i vostri denti!
Livin Derevel – www.sognandoleggendo.net
3 giugno 2013
Titolo: La canzone di Achille
Autore: Madeline Miller (Traduttore: Matteo Curtoni e Maura Parolini)
Edito da: Sonzogno (Collana: Romanzi)
Prezzo: 19,00 €
Genere: Storico, romance, LGBT
Pagine: 382 p.