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CASALE MONFERRATO: Pubblicato il primo studio mondiale sul tumore dell’amianto grazie anche ai ricercatori alessandrini

L’Università del Piemonte Orientale sta diventando sempre più protagonista nella ricerca e nella didattica legate ai temi che riguardano l’amianto e le problematiche, ambientali, sanitarie, economico-sociali a esso connesse. Mentre lunedì scorso è stata inaugurata la prima edizione di un master di primo livello interamente dedicato all’amianto che si terrà a Casale Monferrato (leggi la notizia correlata http://news.rettorato.unipmn.it/vita-di-ateneo/resoconti/inaugurata-la-prima-edizione-del-master-amianto), oggi è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Plos One una ricerca che rappresenta il primo studio al mondo volto alla ricerca dei fattori genetici coinvolti nel rischio di mesotelioma da esposizione all’amianto.

“Genetic variants associated to an increased risk of malignant pleural mesothelioma: a genome-wide association study”, questo il titolo, è frutto della collaborazione tra docenti e ricercatori dell’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, dell’Università di Torino e dell’Istituto Tumori di Genova.

Le fibre di amianto sono l’agente causale della maggior parte dei mesoteliomi, ma è noto che non tutti gli individui esposti sviluppano la malattia e che esistono famiglie in cui sono colpite da tumore più persone legate da relazioni di consanguineità. Ciò ha fatto supporre ai ricercatori che, come per altri tipi di tumore, possa esistere una predisposizione genetica, che modifica il rischio di ammalarsi dopo aver subito l’esposizione.

Irma Dianzani

«La ricerca dei fattori genetici di rischio – spiega Irma Dianzani, docente di Patologia generale presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale e prima firma del lavoro di ricerca insieme al genetista Giuseppe Matullo dell’Università di Torino – viene fatta analizzando il DNA germinale (cioè quello presente in tutte le cellule dell’organismo) di pazienti e controlli. È stato studiato il genoma di 407 individui affetti da mesotelioma pleurico e 389 controlli, che hanno generosamente donato un prelievo del loro sangue. Sono stati studiati 370.000 segmenti del DNA. In tutti i soggetti è stata valutata accuratamente la pregressa esposizione all’amianto. La maggior parte dei pazienti e dei controlli provenivano da Casale Monferrato (241 pazienti e 252 controlli), ma hanno partecipato allo studio anche casi e controlli di Torino e di Genova».

Studi di questo tipo richiedono di essere confermati su una popolazione indipendente. È stata avviata, a tal fine, una collaborazione con un gruppo di ricerca australiano, che ha analizzato altri 428 casi di mesotelioma e 1269 controlli residenti in Australia. Complessivamente lo studio ha quindi coinvolto 2493 persone, di cui 835 ammalati di mesotelioma. L’Australia è molto sensibile alla patologia da esposizione all’amianto a causa dell’inquinamento determinato da alcune miniere di asbesto nella Western Australia. «La ricerca – continua la professoressa Dianzani – ha dimostrato che esistono fattori di rischio genetici in grado di aumentare il rischio di mesotelioma da esposizione all’amianto. Comunque, è essenziale ricordare che l’amianto resta la principale causa della malattia: l’esposizione a fibre di amianto aumenta il rischio di mesotelioma dieci volte di più che ciascun fattore genetico preso individualmente».

La ricerca è stata finanziata da bandi di ricerca finalizzata della Regione Piemonte, da Fondazione Buzzi Unicem Onlus, CIPE, AIRC e Human Genetics Foundation. Lo studio australiano è stato finanziato dallo Australian National Health and Medical Research Council.

Per l’Università del Piemonte Orientale hanno partecipato alla ricerca i docenti della Scuola di Medicina Irma Dianzani (patologo genetista), Corrado Magnani (epidemiologo), Caterina Casadio (chirurgo toracico), Mara Giordano (genetista) e i loro collaboratori Marta Betti, Anna Aspesi, Elisabetta Casalone, Sara Tunesi, Marina Padoan, Daniela Ferrante.

È possibile prendere visione completa della ricerca al link:

http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0061253

 28 aprile 2013

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