Su 76 lavoratori dell’Aspal, il Comune ne salverà 31, gli altri probabilmente verranno licenziati, ma servivano veramente tutti o ci sono state cose poco chiare? E’ la domanda che si è fatto l’assessore Pietro Bianchi spiegando come in altri Comuni della stessa dimensione di Alessandria svolgo lo stesso lavoro degli addetti Aspal ma con molto meno personale.
L’esempio più eclatante riguarda le gestione dei servizi informatici e telematici: ad Alessandria ci sono ben 22 addetti dell’Aspal, ma a Pavia 14, a Cuneo 10, ad Asti 9 e a Varese 7.
Ad occuparsi dell’Informagiovani sono impiegati 6 dipendenti dell’Aspal, ma lo stesso lavoro a Pavia viene effettuato con 4 persone, a Varese 7, ad Asti e Cuneo soltanto due.
Otto dipendenti Aspal gestiscono la Ludoteca, ma ad Asti sono in 5 e a Varese soltanto due.
Sull’Aspal comunque Bianchi è stato chiaro: l’azienda ha smesso di esistere il 28 febbraio scorso quando è stato approvato un bilancio in rosso di 725 mila euro “ma anche se fosse stato in rosso di un solo euro – ha detto l’assessore Bianchi – sarebbe stata la stessa cosa perché essendo in dissesto non possiamo reintegrare nulla. Sono profondamente sorpreso dell’atteggiamento dei sindacati e del fatto che non venga attuato il contratto di solidarietà: in una famiglia se c’è un panino non lo mangia il padre e lascia morire i figli di fame, ma si mangia tutti un piccolo pezzo, per sopravvivere in attesa di tempi migliori. Evidentemente all’Aspal non la pensano alla stessa maniera.”
Mors tua vita mea?
6 marzo 2013