La comunità di Arquata Scrivia, diventata un po’ il simbolo dell’opposizione al Tav – Terzo Valico e che si appresta ad ospitare l’assemblea popolare di tutto il movimento il 1 Marzo, rischi di essere distrutta.
Certamente non sarà mai più come prima se dovessero iniziare i lavori del primo lotto del Terzo Valico di cui è stato recentemente presentato il progetto esecutivo.
La distruzione dell’acquedotto di Sottovalle era un dato già appurato dal progetto definitivo e per questa ragione è prevista la costruzione di un acquedotto alternativo. Per quanto riguarda l’acquedotto Acos, quello che fornisce i Comuni di Arquata, Serravalle, Novi e Pozzolo è confermato che nonostante l’alta probabilità (leggasi certezza) della sua distruzione a causa dell’isterilimento delle fonti il Cociv ha pensato bene di scrivere nel progetto esecutivo che verranno effettuate indagini e approfondimenti finalizzati a prevenire l’isterilimento delle sorgenti di Borlasca e del monte Zuccaro (se sono come quelli effettuati alla ricerca di amianto nel monte Porale non possiamo certo dirci tranquilli). Intanto gli arquatesi come scritto nella delibera Cipe devono prepararsi all’emergenza idrica e rifornirsi di acqua potabile con le taniche alle autobotti per almeno tre anni.
A questo desolante quadro riguardante la situazione degli acquedotti arquatesi occorre aggiungere i 1370 passaggi di camion al giorno per le strade del piccolo Comune, un dato in grado di spaventare chiunque sia dotato di un briciolo di buon senso. Camion che dai cantieri di Libarna, Moriassi e Radimero intaseranno l’ingresso in paese da via del Vapore per raggiungere il casello autostradale dell’A7. Non occorre essere dei veggenti per immaginare che la viabilità in ingresso ad Arquata con provenienza da Novi – Serravalle è destinata a collassare nonostante i lavori previsti di ampliamento della ex strada statale 35 e di via del Vapore.
Arriviamo quindi ad analizzare cosa succederà nella zona di Moriassi – Radimero – Libarna, il luogo dove sbucherà il tunnel del Terzo Valico e in cui dovrà essere portata la famigerata talpa per eseguire gli scavi.
Se per l’apertura dei cantieri di Moriassi (42.000 metri quadri) e Libarna (25.500 metri quadri) occorrerà aspettare il successivo lotto dei lavori, è invece prevista l’apertura del cantiere del pozzo di Radimero (21.000 metri quadri) per l’installazione della fresa necessaria allo scavo del tunnel di Valico. Parallelalmente a questo tutta Moriassi verrà messa a soqquadro per quelle che vengono definite opere di viabilità complementari.
L’attuale via Moriassi della larghezza compresa fra i quattro e i sette metri verrà portata tutta a otto metri e cinquanta per permettete un miglior passaggio ai camion e via Radimero che attualmente varia fra i due metri e cinquanta e i tre metri e cinquanta verrà portata a sette metri. Naturalmente occorrerà costruire strade di collegamento fra i cantieri di Radimero, Moriassi e Libarna e una nuova strada, classificabile come strada locale extraurbana di collegamento fra le ex strada statale 35 e via Moriassi della larghezza di otto metri e cinquanta.
Si potrebbe obiettare che si tratta in fondo dell’allargamento di qualche strada e della costruzione di alcune strade nuove, peccato che questo debba avvenire a Moriassi già duramente provata dal passaggio dei tir della Cementir e dalla presenza stessa del cementificio.
Nota di colore la realizzazione di ben 6 rotonde nella speranza (vana) di non veder collassare il traffico cittadino.
Da notare che anche la rotonda considerata pericolosa dall’amministrazione comunale all’incrocio fra via Roma e via Villini sia rimasta nel progetto esecutivo nonostante la richiesta di stralcio da parte del Comune, cosa che ci fa supporre che anche l’allargamento dell’ex strada statale 35 all’altezza della Ca’ Rossa dove sono previsti degli espropri sia rimasta nel progetto esecutivo nonostante la richiesta di stralcio del Comune di Arquata.
Ciò che invece non viene più eseguito è l’allargamento di via della Barca per accedere al campo base dall’estensione di 38.000 metri quadrati dove verranno ospitati 480 operai. La motivazione è che i lavori di ammodernamento della strada sono già stati eseguiti con l’insediamento di nuove attività commerciali.
Ovviamente nessuna garanzia è arrivata sul fronte amianto e Cociv si ostina in perfetta solitudine a sostenere che in Val Lemme non ve ne sia traccia!
I medici arquatesi Sabbi e Zannini insieme all’associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato ben spiegarono davanti a centinaia di arquatesi che cosa significhi respirare fibre di amianto: asbestosi e mesotelioma pleurico, malattie che causano morte certa e grandi sofferenze.
Adesso provate per un momento a chiudere gli occhi e ad immaginare la realizzazione di tutto questo in un piccolo comune come Arquata Scrivia non dimenticando che ad oggi tutto questo è stato impedito grazie al blocco degli espropri e alle iniziative di lotta del Movimento No Tav – Terzo Valico.
No Tav – Terzo Valico
13 febbraio 2013