L’interessamento del Governo è dovuto al fatto che l’azienda tortonese è la prima al mondo ad aver creato e brevettato i carburanti di seconda generazione grazie al sistema “Proesa”, realizzato al Parco Scientifico Tecnologico di Tortona.
Il Protocollo d’intesa riguarda la realizzazione di un progetto di sviluppo nella chimica sostenibile tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Il Ministro della Coesione territoriale e il Gruppo “Mossi & Ghisolfi” di Tortona.
Le parti si siederanno davanti ad un tavolo con lo scopo di snellire i tempi burocratici per la realizzazione di nuovi impianti per la produzione dei biocarburanti, che oggi si attestano in media fra i 4 ed i 5 anni. Con la firma del Protocollo le parti auspicano di contribuire alla crescita di un’industria ecologica nazionale, conservando e incrementando il vantaggio competitivo della tecnologia e della ricerca italiane nel settore dei biocombustibili e dei prodotti biochimici: ci si propone, inoltre, di accrescere l’occupazione stabile e professionalmente qualificata e di contribuire al risanamento ambientale, alla valorizzazione sostenibile delle risorse agricole e alla riduzione delle emissioni nocive. “Il Gruppo Mossi & Ghisolfi – recita una nota del Gruppo tortonese – esprime viva soddisfazione per l’avvio di un progetto che imprime una forte spinta alla diffusione in Italia dei biocarburanti di seconda e terza generazione.”
“Con la firma del protocollo – dice il presidente del Gruppo, Vittorio Ghisolfi – si dà il via a un importante Progetto che offre concrete prospettive di crescita al Paese in un settore in forte sviluppo, e dove la tecnologia italiana detiene una posizione di leadership mondiale”.
Il Gruppo Mossi & Ghisolfi è leader nel settore dei biocarburanti di seconda generazione, ed è in grado di produrre bioetanolo utilizzando un’ampia gamma di vegetali non alimentari come la comune canna dei fossi, paglia di riso o gli scarti di produzione agricola, ottenendo un carburante che non impatta sulla catena agronomica alimentare e che contribuisce a diminuire la produzione di CO2.
L’iniziativa, come detto ha lo scopo di promuovere alcuni importanti progetti nel campo della chimica industriale da fonti rinnovabili, che consentiranno di produrre biocarburanti di seconda e terza generazione, senza utilizzare idrocarburi fossili come materia prima.
Si tratta di progetti coerenti sia con le politiche dell’Unione Europea, che con la direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili – adottata dall’Italia – che prevede un obbligo di immissione in consumo di miscele di carburanti contenenti il 10% di biocomponenti entro il 2020, sia con la nuova Strategia Energetica Nazionale che ha impresso una forte spinta alla diffusione dei biocarburanti al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione di lungo periodo.
Si inizierà da Crescentino in provincia di Vercelli, che è nella fase finale di avviamento e produrrà bioetanolo di seconda generazione da biomasse non alimentari. Una volta che la produzione del bioetanolo sarà in grande scala è facile prevedere che il prezzo di vendita potrà essere inferiore a quello della benzina, per cui, oltre ai vantaggi per l’ambiente si aggiungeranno i vantaggi per i consumatori.
12 gennaio 2013