Risulta dalla seconda parte del dossier sulla povertà relativo al 2012 realizzato dalla stessa Caritas e illustrato dal vice Direttore Moreno Baggini che mette in rilievo gli effetti della crisi.
“I dati dell’anno appena passato – dice Baggini – fotografano una situazione critica: i poveri cambiano e crescono. Alla grave povertà di beni materiali (che lentamente sta tornando a crescere), si aggiunge la nuova povertà: famiglie “normali”, spesso monoreddito, drasticamente penalizzate dalla crisi economica, dalla perdita del lavoro, dalla precarietà dei nuovi contratti. Questo scenario è stato confermato anche dal progressivo aumento degli italiani che si rivolgono ai nostri sportelli per avere un contributo economico, per pagare le bollette, l’affitto oppure per richiedere il pacco alimentare (in questo gli italiani hanno superato gli stranieri).”
Due dei maggiori problemi, in crescita, sono la disoccupazione giovanile e l’emergenza abitativa: “Crescono i giovani – aggiunge Baggini – a cui viene negata la possibilità di accedere al mondo del lavoro, e crescono i fenomeni di sottoccupazione, ma cresce e persiste anche, cosa ancor più desolante, la povertà materiale vera e propria: nel 2004 Caritas Italiana registrava che il 75% dei problemi di povertà in Italia si riferiva a bisogni di carattere primario e strutturale (bisogni abitativi, alimentari, economici, sanitari, ecc.), nel 2012 questo valore raggiunge la quota dell’81,9%.”
Cresce dunque un’emergenza di tipo abitativo, che colpisce sicuramente in modo più gravoso, anche in questo caso, i giovani.
“Cambia anche il volto della povertà nella nostra Diocesi – conclude il vice direttore della Caritas – tra i nuovi poveri cresce il numero di famiglie per cui la povertà non è sempre cronica, ma rappresenta una situazione episodica, segno che la crisi pesa e si fa sentire. In generale, le nuove povertà presenti nel Tortonese sono diverse dalle tradizionali forme di indigenza ed esclusione sociale. Emergono povertà a “ banda larga”: il raggio di azione della povertà economica, infatti, si sta progressivamente allargando e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie storicamente estranee al fenomeno. Indicatori di tale trasformazione sono il forte aumento dell’afflusso di cittadini italiani ai servizi socio- assistenziali, ma anche il fatto che la povertà colpisce persone in possesso di elevati titoli di studio, con buone capacità professionali.”
Secondo la Caritas i nuclei familiari interessati da questa tendenza, anche nelle fasi di vita più sfavorevoli, possono contare su un reddito che non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà.
Quelle registrate sono anche povertà “oscillanti” che coinvolgono le cosiddette famiglie “dell’elastico corto” per le quali la povertà non è cronica, ma rappresenta una situazione episodica. Non è, insomma, il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di un’instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge lavoro e relazioni familiari e si accentua per l’insufficienza del welfare.
16 gennaio 2013