Pubblichiamo di seguito una lettera che la tortonese Paola Re, nota ambientalista che difende sempre a spada tratta gli animali e le tematiche dell’ambiente ha inviato al sindaco di Montechiaro d’Acqui (e per conoscenza a noi) sulla Fiera del bue grasso che si si svolge oggi.
Spettabile Comune di Montechiaro d’Acqui,
ho saputo che Sabato 8 Dicembre a Montechiaro si terrà la 11°Fiera del bue grasso: un evento dalle radici antiche che ha la pretesa di valorizzare il bue di razza piemontese.
Il bue grasso sarà costretto a esporsi e a sfilare davanti al pubblico Dopo la premiazione ci sarà la degustazione dei tagli bovini con il gran bollito misto alla piemontese e i ravioli in brodo di bue grasso.
E’ davvero deprimente leggere svariati siti web dedicati agli eventi di fine settimana e vedere quanto spazio sia dedicato a questo macabro rituale in cui il bue è definito da tutti (perché è cosa nota che i siti prendano spunto o addirittura copino l?uno dall?altro) ?principe delle tavole natalizie?, come se non si aspetti altro che il Natale per dedicarsi a mangiare questo povero animale.
Mi sento in dovere di protestare nei confronti del Comune di Montechiaro d’Acqui, sostenuto dal patrocinio della Provincia di Alessandria e della Regione Piemonte, che ancora una volta si distingue per la poca sensibilità e la scarsa attenzione verso gli animali proponendo un appuntamento in cui gli animali vengono sfruttati e posti all?indiscriminato servizio dell?uomo, senza curarsi dei loro diritti.
Oltre a disertare la fiera, e a invitare chiunque a farlo, sottolineo il mio dissenso per questo tipo di iniziative che non aiutano a tutelare i diritti animali. Non è consolante vedere che spesso sono sostenute o patrocinate dalle istituzioni che dovrebbero tutelare la vita di un animale anziché approvarne la morte. Al contrario, vi sono certe amministrazioni locali che si sono mostrate sensibili alla tutela dei diritti animali, adottando provvedimenti seri ed efficaci: un esempio da imitare.
Distinti saluti.
Paola Re – Tortona
8 dicembre 2012
Gli animali sono miei amici e io non mangio i miei amici. (George Bernard Shaw)
Aggiungo alcune informazioni utili a chi abitualmente si nutre di carne.
Patologie legate al consumo di carne
· Cancro. Diversi studi hanno direttamente associato il cancro al colon ed altri tipi di cancro con il consumo di carne. Essi evidenziano che le carni rosse e le carni lavorate sono causa di cancro al colon e che non esiste un livello minimo di assunzione di carni processate che possa mostrare con chiarezza di non incrementare il rischio. [http://bit.ly/WsAnmO]
· La carne, con modalità crescenti nel corso degli anni, è stata associata a diversi tipi di patologie (in particolare le carni rosse, di manzo, vitello, agnello, maiale). Uno studio su oltre mezzo milione di persone ha associato al consumo di carni rosse e carni processate (insaccati, prosciutto, hamburger, carne in scatola, ecc.) a un incremento della mortalità in generale, e in particolare per cancro e malattie cardiovascolari. Tale incremento deve rilevarsi anche con consumi di carne relativamente bassi (25g al giorno). [http://1.usa.gov/VsuG]
· Coronopatia. Una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati è la cardiopatia ischemica o coronaropatia. Il principale fattore di rischio alimentare è l’assunzione di colesterolo e di acidi grassi saturi. La carne è l’alimento attraverso il quale si introducono le maggiori quantità di colesterolo e di acidi grassi saturi [http://bit.ly/1TNKJr]. I grassi saturi nella dieta sono causa di ipertensione, ictus, diabete e alcune forme di cancro, per cui tutte le linee guida dietetiche includono raccomandazioni per ridurre l’assunzione totale di grassi e soprattutto quella di grassi saturi [http://bit.ly/WssxJW]. Molti studi e indicazioni [http://bit.ly/ThnYBc] considerano il consumo di carne rossa in generale come fattore di rischio per la cardiopatia ischemica.
· Diabete e ipertensione, sindrome metabolica. Un elevato consumo di carni rosse e specialmente di varie carni processate, può incrementare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 nelle donne [http://bit.ly/SmanLw]. Uno studio indica come una dieta con elevato tasso di carni rosse e carni processate incrementi il rischio di diabete mellito gestazionale [http://bit.ly/WTxale]. Esistono diversi studi che associano il consumo di carni rosse, al diabete mellito di tipo 2 [http://bit.ly/S90orz][http://bit.ly/TqXKPh][http://bit.ly/TgCokK]. Un altro studio associa il consumo di carne rossa come fattore di rischio per l’ipertensione [http://bit.ly/WssVrL]. Più in generale, il consumo di carne rossa e di carne processata viene associato alla sindrome metabolica [http://bit.ly/TZMdTo].
· Composti tossici. La cottura della carne è auspicabile per distruggere gli organismi nocivi. Tuttavia, alle alte temperature di frittura, la cottura delle carni può dar luogo a composti che si trasformano in aldeidi, esteri, alcoli e acidi carbossilici a catena corta. Gli effetti negativi di questi prodotti di ossidazione sulla qualità del cibo sono riconosciuti, ma più recentemente è stato suggerito che alcuni di essi possono essere cancerogeni, e anche possono essere coinvolti nel processo di invecchiamento e nelle cardiopatie.
· Nitrosammine. I nitriti, utilizzati nella preparazione degli insaccati, sono sali in grado di reagire con le ammine comunemente presenti negli alimenti, per formare nitrosammine. Queste si sono dimostrate cancerogene in tutti gli studi effettuati [http://bit.ly/WssxJW].
· Malattia di Creutzfeldt-Jakob. Una variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob può essere contratta da chi si ciba di tessuti infetti di bovini affetti dal cosiddetto morbo della mucca pazza (encefalopatia spongiforme bovina).
· Quantità eccessive di vitamina A nel fegato. Nella letteratura scientifica ci sono rapporti degli effetti nocivi di assunzione eccessiva acuta e cronica di vitamina A, per lo più preparati farmaceutici. Il fegato animale, se mangiato durante le prime fasi della gravidanza, potrebbe avere effetti sul feto umano [http://bit.ly/WssxJW].
· Residui di farmaci, pesticidi, ecc.: Residui di farmaci, pesticidi e prodotti chimici agricoli si trovano in varie quantità nella carne e prodotti a base di carne. Sono diverse centinaia le sostanze usate per trattare gli animali, per preservare la salute degli animali e per migliorare la produzione animale. Questi includono agenti antimicrobici, i beta-bloccanti (usati per prevenire la morte improvvisa nei suini a causa di stress durante il trasporto), tranquillanti, vasodilatatori e anestetici. Potenziali problemi di sicurezza nascono dalla possibilità di residui di tali farmaci e loro metaboliti nei tessuti (e latte) consumati dagli esseri umani. Alcuni tranquillanti, per esempio, sono utilizzati nei suini nel periodo immediatamente prima della macellazione, quando non c’è tempo per la loro eliminazione attraverso i normali processi metabolici. Possono persistere nel corpo umano in modo che l’assunzione ripetuta potrebbe portare ad un accumulo di sostanze stupefacenti [http://bit.ly/WssxJW].
Problemi etici e ambientali associati al consumo di carne
· Fame nel mondo e consumo di carne. La continua crescita della popolazione e dei consumi implica che la domanda di cibo crescerà per almeno fino al 2050. La crescente competizione per la terra, l’acqua e l’energia coinvolgerà la nostra capacità di produrre cibo, il che richiede di ridurre urgentemente l’impatto del sistema alimentare sull’ambiente [http://bit.ly/XXCcOV]. Nel 2010 c’erano circa 7 miliardi di abitanti nel mondo, dei quali si stima che 925 milioni soffrissero la fame, pari al 13,1% [http://bit.ly/j9MUKo]. Le cause della fame sono molteplici, e in primo luogo la sperequazione tra risorse prodotte e risorse consumate: il comparto agricolo produce quantità di cibo sufficienti a garantire almeno 2.720 kilocalorie (kcal) a persona al giorno, ma nonostante questo, 1 su 7 soffre la fame. [http://bit.ly/V9tTy0][http://bit.ly/j9MUKo] . La dieta di eccessi tipica dei paesi industrializzati, incluso l’elevato consumo di carne, ha un ruolo determinante in questo quadro: diversi studi hanno previsto una crescita del consumo pro capite annuo di carne, dagli attuali 32 kg ai 52 kg a metà del secolo. Nei paesi con redditi elevati si è già a questo livello. Tuttavia, l’incremento del consumo di carne potrebbe avere serie ripercussioni sulla competizione per il suolo: acqua e alta domanda di carne potrebbe limitare la sostenibilità delle produzioni. In effetti, le diete a base di grandi quantitativi di carne hanno un contributo determinante alla richiesta di ulteriore terreno all’agricoltura: nonostante la carne rappresenti solo il 15% della dieta totale degli abitanti del pianeta, per la sua produzione vengono utilizzate approssimativamente l’80% delle terre agricole, per la produzione di cibo e mangimi [http://bit.ly/XXCcOV]. La comunità scientifica da anni studia il fenomeno e consiglia cambiamenti negli stili di vita, ivi compresa la riduzione del consumo di carne [http://bit.ly/V2UOFY].
· Ruolo del consumo di carne sull’effetto serra. La comunità scientifica allerta sempre di più l’opinione pubblica sul fatto che l’attività agricola, specialmente l’allevamento, è responsabile di circa un quinto delle emissioni totali di gas serra, contribuendo quindi ai cambiamenti climatici e ai conseguenti effetti avversi sulla salute, compresa la minaccia per le produzioni alimentari in diversi Paesi. Le emissioni di gas serra dal settore agricolo contribuiscono per circa il 22% del totale delle emissioni, vale a dire quanto l’industria e più dei trasporti. Di questa quota, l’80% è dovuto all’allevamento e al trasporto degli animali da macello, vale a dire che il solo consumo di carne è responsabile di oltre un sesto dell’effetto serra. Ciò in quanto il metano e il perossido di azoto, associati alle produzioni animali, contribuiscono al riscaldamento molto più di quanto non faccia l’anidride carbonica [http://bit.ly/U8oeDM] [http://1.usa.gov/Reqxs4].
Su questo stesso argomento, la rivista di divulgazione scientifica New Scientist riporta uno studio condotto in Giappone, il quale evidenzia come 1 kg di manzo è responsabile di maggiori emissioni di gas serra di quante ne produca il guidare per tre ore lasciando contemporaneamente tutte le luci accese in casa [http://bit.ly/wpAL6][http://bit.ly/iC1LIz].
Lo stesso studio, come altri, evidenzia come l’allevamento del bestiame, oltre a essere uno dei maggiori contributori alle emissioni antropogenetiche di gas serra, è il principale responsabile della nitrificazione e acidificazione dei suoli attraverso la dispersione di grandi quantità di ammoniaca, per cui si rende necessario considerare fonti alternative di proteine rispetto a quelle animali [http://1.usa.gov/UXLgvJ].
Secondo Rajendra Pachauri, Premio Nobel per la pace 2007 e due volte direttore dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, le persone dovrebbero trascorrere almeno un giorno alla settimana senza carne ? se volessero davvero contribuire con un efficace sacrificio personale a combattere i cambiamenti climatici ? e successivamente ridurre ulteriormente il consumo di carne [http://bit.ly/S91yDu][http://bit.ly/WTzuIN].
· Condizioni di allevamento. Molte critiche si basano sulle aberranti condizioni dell’allevamento intensivo (limitato spazio disponibile per capo, ricorso a lettiere permanenti o a pavimenti fessurati, utilizzo marginale di fieno ed erba) e sulla presenza di sostanze potenzialmente dannose come residui ai consumatori (estrogeni, tireostatici, betabloccanti e altre sostanze, per altro illegali).[http://bit.ly/110XYiB]
· Costo energetico dell’allevamento. Elevato è il costo energetico per la produzione di carne: per 1 kg di carne occorrono, in media, da 2 kg di concentrati, per i monogastrici (come pollame, suini e specie ittiche) a circa 6 kg, nel caso dei ruminanti. Poiché i concentrati sono composti di cereali e soia, direttamente utilizzabili nell’alimentazione umana, il loro utilizzo per l’ingrasso del bestiame risulta fortemente penalizzante delle disponibilità alimentari ed energetiche complessive per la popolazione umana. In media, si può calcolare che con 1 kg di carne bovina una persona possa vivere un giorno, mentre con i 6 kg di cereali e soia consumati per produrla possa viverne sei.
L’allevamento di bestiame genera quasi un quinto del gas serra mondiale, più dei trasporti. [http://nyti.ms/s3LEn]