La Direzione del Centro Paolo VI replica alle accuse avanzate nei giorni scorsi dai lavoratori che chiedevano di non applicare il contratto nazionale perché non sottoscritto dal loro sindacato, cioè la Cgil.
Il clamore suscitato dalla mancata sottoscrizione dell’accordo da parte della CGIL (che, peraltro, rappresenta il 23,3% dei lavoratori del Centro iscritti al sindacato) – recita una nota della direzione del Centro – ha fatto in modo che passassero in secondo piano le reali e concrete ragioni che hanno reso necessaria la stipula di tale contratto nazionale e la conseguente applicazione nella nostra struttura. Innanzitutto preme sottolineare che l’intesa siglata lo scorso 5 dicembre costituisce un importante contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto dall’associazione di categoria cui il Centro è iscritto nonché dalla Cisl e dalla Uil ovvero sindacati fortemente rappresentativi nel settore della sanità e non già sindacati di comodo, con i quali (forse) la sottoscrizione (e l’applicazione) di un accordo sarebbe potuta esser definita “provocatoria”! Peraltro, in data 15 ottobre – prosegue la nota del Centro Paolo VI – la stessa CGIL (sebbene successivamente dissenziente) valutava positivamente l’Accordo “quale strumento di tutela dei lavoratori. Ciò detto, è forse il caso di rammentare il grave momento di crisi strutturale in cui versa in generale l’economia del nostro Paese, nonché i disagi finanziari che, nello specifico, molte strutture (come la nostra) sono costretti a sopportare a causa dei pesanti tagli di budget imposti dalle Regioni e del mancato aggiornamento (o,nella maggior parte dei casi, della riduzione) delle tariffe per le prestazioni rese.”
“Il Centro Paolo VI, come la maggior parte delle strutture associate ad ARIS – conclude la direzione – oggi più che mai vive tale momento di crisi e l’applicazione del Contratto siglato lo scorso 5 dicembre è, in realtà, il primo grande passo con cui si intende, consapevolmente e responsabilmente, far fronte alle conseguenze della suddetta crisi che – diversamente – condurrebbe ad un sicuro collasso finanziario e gestionale i cui effetti sarebbero disastrosi per tutti i soggetti coinvolti, in primis, i nostri utenti. Forse sarebbe auspicabile una reale presa di coscienza quale punto di partenza per affrontare la grave situazione in cui ci troviamo con costruttivo spirito di solidarietà e di familiare collaborazione, quella stessa collaborazione che da sempre ha costituito un punto di forza ed una peculiare caratteristica alla base dei rapporti professionali ed umani all’interno del Centro.”
13 dicembre 2012