Grazie al sopralluogo effettuato dalla Commissione Cultura all’archivio, sono stati resi noti anche alcuni numeri legati agli accessi e i progetti futuri.
Dal 1 aprile al 30 ottobre 2012 gli utenti interni – ovvero dipendenti comunali – con richieste di ricerche sono stati sessantuno, mentre quelli esterni sono stati settanta.
“Sono buoni numeri – ha commentato l’archivista – perché non va dimenticato che l’archivio non è come una biblioteca che è aperta al pubblico, qui si riceve solo su appuntamento perché le ricerche sono molto più articolate”
Quindi per quanto riguarda l’archivista una media di una persona al giorno in visita all’archivio è un risultato buono.
Nulla da dire, ma a questo punto il dubbio è: ma come hanno fatto a sparire 50 pergamene storiche fra cui la più antica della città?
Che razza di controlli venivano effettuati se gli antichi documenti, visto che non sono più state ritrovati, sono stati presumibilmente rubati?
E’ possibile che l’unica persona nell’arco di una giornata che usciva dall’archivio non veniva controllata?
Ma che razza di modo di gestire la cosa pubblica è questo?
E il dirigente responsabile? Possibile che non sapesse nulla e non avesse dato ordine di controllare l’UNICA persona che esce da un archivio pieno di documenti di inestimabile valore nell’arco della giornata?
Era così difficile controllare il materiale della persona che entra e poi ricontrollarlo all’uscita?
Dov’erano le persone preposte al controllo?
E ancora: com’é possibile che la Commissione comunale d’inchiesta a suo tempo istituita e presieduta da Marco Picchi del PD non abbia fatto rilevare tutte queste cose tenendo tutto segreto?
8 novembre 2012