Perdono la vita a scrivere commenti su Facebook e non trovano il tempo (o la voglia?) di scrivere un tema sui propri ideali.

Ma è perché non ne hanno di ideali o perché reputano che non ne valga la pena?

E’ questa una delle domande che la società tortonese deve porsi di fronte al fallimento del concorso “Balestrasse” di cui leggete a fianco, dove, su oltre 1.600 studenti che frequentano le scuole superiori di Tortona, soltanto quattro hanno deciso di “perdere” un paio d’ore del loro tempo libero per scrivere un tema sui propri ideali.

Perché così pochi?

E’ perché sono abulici, apatici e privi di stimoli che non ritengono proficuo partecipare, o c’è dell’altro?

Non è tanto il concorso in se stesso, ma è quello che rappresenta la scarsa partecipazione, che non può essere ignorata in quanto spia di un malessere diffuso che deve essere segnalato.

 

TORTONA: CITTA’ DI VECCHI SENZA INIZIATIVE PER I GIOVANI

Ma la domanda successiva che la società tortonese deve porsi è: quanto influiscono, nel comportamento dei giovani, le scarse (o nulle) attrattive che offre la città di Tortona?

E’ risaputo, infatti che il comportamento umano è influenzabile anche e soprattutto dalla realtà in cui viviamo: realtà che per un giovane tortonese non è delle migliori, sia dal punto di vista del divertimento che delle prospettive future.

Cosa può sperare di diventare un giovane che abita in una piccola città di provincia dove non esistono prospettive di lavoro?

Quali ambizioni e quali prospettive si presentano ad un ragazzo che frequenta le scuole superiori cittadine se non quelle lasciare la città per l’università e poi, forse emigrare all’estero?

E dal punto di vista dello svago e del divertimento cosa offre la città di Tortona?

Cosa può fare un giovane la sera o nel fine settimana se non frequentare quei pochi pub aperti, il bowling o andare al cinema?

Questa è la realtà in cui si trovano i giovani tortonesi che vivono in una città abulica, priva di iniziative e manifestazioni, senza luoghi di ritrovo per i giovani, senza possibilità di esprimere e se stessi e senza futuro.

Ecco allora che i giovani bevono e fumano già a 12 anni come risulta dalla recente indagine dell’Unicef e della Caritas, ecco che sono insensibili, non partecipano ai concorsi, fumano hashish e marijuana, si drogano, oppure si chiudono in casa davanti al pc, dove Facebook è diventato il luogo di ritrovo, quello che un tempo erano i portici Frascaroli quando la sera dopo le 18 era quasi impossibile camminare perché i giovani tortonesi erano tutti lì, per le classiche “vasche”.

Giovani sempre più isolati, in una città fatta di vecchi dove la gente cammina senza entusiasmo sulle strade e dove la sera, anche nella stagione estiva, la città sembra il deserto dei tartari coi giovani sempre meno inclini ai rapporti umani desiderosi solo di crescere e cambiare orizzonte, cambiare città.

Una volta a Tortona c’era il Centro Giovani, la Consulta giovanile, la Città dei Giovani; sporadiche entità che poco, ma qualcosa riuscivano a creare: un piccolo granello che poteva dare il là e spezzare l’apatia, ma soprattutto aiutare a capire se la colpa di questa gioventù abulica è anche da ricercare nell’ambiente buio e amorfo in cui è sprofondata la città di Tortona.

Cosa fanno le istituzioni, il Comune e le associazioni per evitare tutto questo?

La risposta è sotto gli occhi di tutti.

Angelo Bottiroli



 14 novembre 2012