In “Argo” se si eccettua l’inseguimento all’aereo che non crediamo proprio sia avvenuto, non è così. Il film si collega ad un fatto realmente accaduto che risale al 1979, quando, in seguito alla fuga negli Stati Uniti dello Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi durante la rivoluzione, l’ambasciata americana di Teheran fu presa d’assalto dai rivoluzionari e i suoi impiegati sequestrati per più di 440 giorni. Sei cittadini statunitensi riuscirono a fuggire di nascosto e trovare rifugio nella residenza dell’ambasciatore canadese, il quale, a proprio rischio e pericolo, concesse clandestinamente ospitalità e supporto.
Per riportare in patria i propri connazionali la CIA organizzò una missione di esfiltrazione particolarmente audace, ideata dall’esperto del campo Tony Mendez.
Il film racconta questo episodio, ma senza spettacolarizzare nulla se non, come detto, il breve inseguimento finale.
Stavolta, quindi, andiamo a vedere un film con la trama già scontata, di cui consociamo già il finale, per cui la nostra attenzione sarà attirata da altri particolari, come ad esempio la ricostruzione degli ambiti dell’atmosfera che si respirava 33 anni fa in Iran, i dialoghi degli attorni, la scenografia, i costumi.
Chi scrive all’età aveva solo 20 anni, ma mi ricordo bene il mondo di allora e devo ammettere che la ricostruzione, almeno per quanto riguarda le scenografie, i costumi ed il modo di agire dei protagonisti, è semplicemente perfetta.
La cosa che colpisce sono le camice coi colletti lunghi, tipiche di allora, il modo di vestire che è stato curato in maniera addirittura maniacale.
Perfetti i protagonisti: soltanto alla fine, con grande sorpresa, il registra mostra le foto degli attori accanto a quelli dei veri protagonisti di allora e la somiglianza (a parte Ben Affleck ovviamente) è eccezionale, così come sono uguali alcune scene tratte dai filmati di allora.
Il film è bello: molto particolare. La ricostruzione storica è perfetta, Affleck qualcosa di veramente straordinario ed è un peccato che una attore così bravo sia così poco presente sugli schermi.
Insomma, alla fine un di film da vedere, un piccolo capolavoro di ricostruzione storica perfettamente riuscito.
Lo spettatore alla fine si alza soddisfatto, certo di aver assistito ad un buon film, ad uno spaccato della realtà islamica che a 30 anni di distanza da quei tristi avvenimenti, è cambiata poco o nulla.
Angelo Bottiroli
10 novembre 2012